Suonare in una chiesa antica di grandi dimensioni, con alto soffitto, è una esperienza certamente affascinante ma difficile. La decisione di organizzare una performance del Gruppo Sbandieratori all’interno della Chiesa di Santa Maria della Pieve risale ormai ad alcuni anni fa (la prima edizione, sempre durante il periodo natalizio fu nel 2015) e partiva da due necessità di valorizzazione: dare risalto al comparto musicale del Gruppo; approfondire il rapporto di amicizia con Don Alvaro Bardelli.
Il primo aspetto non va inteso come l’esigenza di staccare dall’organico del Gruppo il suo settore di trombe e tamburi, dal momento che questo si origina e spiega come collante imprescindibile delle coreografie di sbandieratori ed acrobati. All’origine di questa decisione c’è quindi la considerazione che il lungo lavoro di crescita tecnica ed artistica musicale potesse assumere una visibilità ed uno spazio maggiore, e quindi fosse possibile offrire al pubblico una scelta più ricca anche se incompleta del repertorio messo a punto negli anni e che sempre è servito come base narrativa di saggi collettivi, singoli, coppie e schermaglie. La crescita del comparto musicale, negli anni, è stata promossa dalla dirigenza del Gruppo che ha responsabilizzato chi propone, arrangia e suona le composizioni ad ampliare il repertorio, al di là di quanto strettamente necessario nella maggior parte degli impegni. Va da sé che quindi le principali spinte all’arricchimento delle partiture e alla ricerca dei brani da suonare sia sorta in corrispondenza della preparazione dei saggi per i vari saracini di settembre. Questa tradizione è ormai consolidata e sempre il direttore tecnico Giorgini invita i responsabili musicali di settore a proporre nuove soluzioni per i saggi futuri. Ma non va dimenticato il grande ruolo svolto in passato dal Professor Martini e dal capo tamburino Ivan Luttini. Risalgono infatti agli anni Novanta le prime introduzioni di composizioni del repertorio colto, come la Musica per i reali fuochi di artificio di Händel che necessitarono l’impiego di corni e timpani a supporto di trombe e tamburi. Dopo la scomparsa di Martini, che molto ha dato alla crescita dell’affiatamento di due settori che tradizionalmente studiavano e facevano prove separatamente, adesso il Gruppo si è dotato della collaborazione del Maestro Roberto Rossi, apprezzato concertista e docente di chitarra. Sotto la sua direzione la musica degli Sbandieratori è stata sottoposta ad un paziente e puntiglioso processo di affinamento che sta portando i due settori distinti ad essere sempre più integrati e soprattutto consapevoli di rappresentare una entità musicale compatta. Senza la pretesa di rappresentare una orchestra, stiamo diventando “più musicisti” e l’entusiasmo che si respira nel Gruppo porta ormai alla condizione frequente di giovani che entrano negli Sbandieratori col preciso interesse di venire a suonare e non a maneggiare le insegne.
Il rapporto con Don Alvaro è di amicizia e profonda riconoscenza: in numerose occasioni durante l’anno il Gruppo partecipa ad aspetti del calendario liturgico aretino ed immancabilmente siamo ospitati a pranzo da Don Alvaro. La sua caparbia volontà di rendere la Pieve un luogo di riferimento della aretinità storica, spirituale e giostresca, ha portato a perfezionare l’idea di uno spettacolo di Sbandieratori in Pieve nei giorni che precedono il Natale. L’offerta comprende di solito la presenza di un coro e di un gruppo di ginnaste, quest’anno rispettivamente l’ensemble corale “Kastalia” e il team “Gymnaestrada” della Ginnastica Petrarca.
Il palcoscenico si alterna fra lo spazio antistante all’altare e il presbiterio che lo sovrasta, dove troneggia il trecentesco polittico di Pietro Lorenzetti e trombe e tamburi cambiano spesso posizione fra questi due luoghi e le scalinate laterali che li collegano. Suonare in questa chiesa è certamente affascinante per l’unicità e la bellezza in sé della struttura ma pone problemi di acustica, ritardi e dispersioni nella propagazione del suono e la difficoltà di riuscire a sentirci reciprocamente fra trombe e tamburi. Le frequenze dei tamburi soprattutto impongono un controllo dei volumi particolare e si rendono necessarie lunghe prove per riuscire a mettere a punto accorgimenti e posizionamenti particolari per essere ben udibili dal pubblico senza sacrificare la possibilità di ascolto fra chi sta suonando. Certamente la cura delle dinamiche – punto forte della direzione musicale del Maestro Rossi – che è stata al centro del nostro lavoro degli ultimi anni, ci ha consentito di offrire uno spettacolo all’altezza del luogo austero che ci ospita, nonostante il “nostro dilettantismo” ed una preparazione tecnica non omogenea tra tutti i componenti.
Tra le novità di questa edizione spicca un brano della tradizione anglosassone contemporanea (proposto da Edo Bonucci): Little Drummer Boy. Si tratta di una composizione natalizia degli anni Quaranta del Novecento che è stato eseguito da grandi stelle del jazz come della musica popolare (se ne ascolti la versione di David Bowie), da formazioni sinfoniche e corali. Il significato del brano rientra nella tradizione della offerta del dono per il Natale e al centro di questa storia abbiamo un piccolo tamburino che può donare soltanto le note del suo strumento.
L’augurio del Gruppo Sbandieratori è che il nostro pubblico abbia trovato nel cuore la disposizione a ricevere anche questa volta non soltanto i nostri colori al vento ma le nostre note.
da “L’Alfiere” – n. IV – 2021, pagg. 8-9
Simone Duranti