Con questo titolo irriverente per la storia del comunismo internazionale (è noto infatti che il “Memoriale di Yalta” fu redatto come sorta di testamento politico da Palmiro Togliatti nel 1964) il solito tamburino addetto a ricordare le nostre trasferte memorabili, si accinge a raccontarvi una esperienza recente, molto importante, che il gruppo ha vissuto nella Penisola di Crimea nell’aprile scorso.
Il riferimento storico ci serve comunque per dare l’idea di quanto la terra di Crimea e la città di Yalta siano state un rilevantissimo concentrato di avvenimenti tanto per l’epoca contemporanea quanto per l’antichità. La geografia la destina a rappresentare uno dei crocevia per eccellenza fra l’Europa, simbolo della civiltà occidentale e l’oriente.
Il Mar nero: Europa o Asia? Questo interrogativo apparentemente retorico condiziona da sempre la percezione di un’area di cintura fra mondi e spazi diversi, dove il concetto stesso di spazio diventa anche mentale e percettivo, culturale e politico. Un importante storico della contemporaneità – Dan Diner – ha posto proprio il problema del “punto di vista” dal quale si osserva il mondo – tradizionalmente per noi eurocentrico – come questione fondamentale, invitando il lettore ad immaginarsi di guardare agli avvenimenti dell’ottocento e del novecento con l’angolo di osservazione di un uomo seduto sulla scalinata di Sebastopoli, degradante su quel Mar Nero che recentemente ha ospitato le gesta del gruppo sbandieratori. Con molta curiosità pertanto ci siamo presentati in un luogo purtroppo ancora teatro di grandi tensioni e conflitti fra Russia e Ucraina. Con una operazione spregiudicata e di forza Putin ha riportato alla Russia una penisola che Kruschev aveva “restituito” all’Ucraina pur sempre all’interno della federazione delle repubbliche socialiste sovietiche, ed oggi i venti di guerra da Yalta, nonostante il suo turismo balneare, non sono affatto distanti.
Il turismo ha reso Yalta e la Crimea luogo deputato alle vacanze estive dai tempi degli Zar e parte del nostro tempo libero è stato dedicato alla visita delle residenze fatte costruire dai Romanov e da parte della nobiltà russa dell’ottocento, prediligendo lo stile inglese e francese per gli edifici e gli arredi, nonostante le inevitabili citazioni di un classicismo greco e romano.
La penisola, verdissima, ci ha visto scorrazzare in autobus per giorni lungo la costa, mantenendo come luogo centrale la città di Yalta tanto per l’esibizione principale quanto per la vita notturna della quale abbiamo colto qualche scampolo. L’occasione della nostra trasferta era la partecipazione, come attrazione per i partecipanti, ad un forum internazione economico ma l’organizzazione si è dimostrata assolutamente impreparata a sfruttare al meglio le nostre caratteristiche e non possiamo ritenerci soddisfatti della scarsa visibilità che ci è stata concessa all’interno dei giorni di tale Forum. Le nostre esibizioni si sono pertanto concentrate attorno alle dimore storiche cui ho accennato, lasciandoci perplessi sul senso di una organizzazione complessa e onerosa che ci destinava poi a performances francamente improvvisate.
Le nostre caratteristiche di gruppo da parata e da esibizione in larghi spazi hanno fortunatamente avuto soddisfazione sul lungo mare della città di Yalta, in presenza di molto pubblico, fino alla piazza nella quale troneggia la statua di Lenin. In questa cornice storica sorprendente (sono ormai pochissime negli spazi pubblici urbani le effigi di Lenin e i simboli del socialismo nel mondo post ’89) abbiamo sciorinato il nostro intero repertorio: squadra, acrobatica, singoli, coppie e intermezzi musicali. La risposta del pubblico, in un luminoso pomeriggio di sole sul Mar Nero, è stata all’altezza delle nostre abitudini: entusiasmo, stupore e la richiesta di una miriade di fotografie.
Il nostro albergo si trovava nella cittadina costiera di Alushta, piccola località turistica a circa mezz’ora da Yalta. Qui, di fronte ad un cippo che ricordava una coppia di medici vittime dell’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale, abbiamo svolto una breve esibizione di congedo. Il pubblico presente non soltanto ha gradito il fuori programma ma ci ha proiettati, ancora in costume, con strumenti e bandiere, ad accettare l’invito entusiasta di un ristoratore che ci ha voluto “per forza” nel suo locale dove abbiamo gustato pesce fresco e vino bianco. Alla fine ci siamo sdebitati con una serie di lanci proprio di fronte al ristorante, capendo immediatamente che uno sbandieratore in divisa ed equipaggiato non potrà mai morir di fame!!!
Al di là di questo siparietto divertente, la trasferta in Crimea è stata importante e culturalmente arricchente. Sono testimone di un gruppo che ha dedicato parte del suo tempo libero alla visita del palazzo nel quale venne ospitata nel 1945 la celeberrima Conferenza fra le delegazioni russa inglese ed americana che contribuì a decidere gli assetti geopolitici del mondo post seconda guerra mondiale.
Fra i ritratti di Churchill, Roosevelt e Stalin, venti sbandieratori in divisa osservavano le stanze di un passato recente, spartiacque del mondo che conosciamo, un segmento di storia che realmente ha determinato collocazioni e divisioni di quel novecento che ancora caratterizza molto del nostro presente. Capire cosa è stato il mondo in rovina (materialmente e moralmente) del 1945 per la coscienza di un giovane europeo di oggi non è immediato né semplice e la vista di luoghi che ti rendono testimone di alcuni aspetti di quel passato significa molto per la coscienza civile e la consapevolezza di chi siamo.
Chi scrive queste note si occupa di storia come professione è posso garantire al lettore che non è irrilevante l’occasione che a volte ti fornisce l’essere sbandieratore: il diventare testimone, lo sperimentare le caratteristiche spaziali e perfino il sapore di luoghi che rappresentano un fondamentale condensato di storia, in questo caso una storia che dall’antico Ponto Eusino ci porta direttamente in pieno novecento.
A tanti studenti negli anni ho consigliato quel libro di Diner che invitava a osservare il mondo stando seduti di fronte al Mar Nero, ma mai mi sarei immaginato di farlo io stesso, in compagnia dei miei fratelli di bandiera!
da “L’Alfiere” – n. II – 2018, pagg. 6-7