Lo scorrere del tempo ha lasciato la sua impronta anche in una realtà apparentemente immutabile come la nostra Associazione, con il suo importante trascorso alle spalle e con l’avvicendarsi di generazioni di persone che ne hanno fatto parte.
Ma come è cambiato il Gruppo Sbandieratori nel corso dei decenni? La caratteristica esterna più evidente è la sua composizione nelle esibizioni. Se agli albori il numero di alfieri era fissato in dodici (oltre a uno-due tamburi più altrettante chiarine), tanti quanti erano i costumi disegnati dal fondatore Alberto Mario Droandi e i cui bozzetti originali saranno riprodotti nel nuovo libro dell’Associazione che uscirà entro l’anno, la formazione è andata sempre di più allargandosi, toccando in qualche caso numeri allora impensabili, fino a superare i 100 figuranti in Giostra del Saracino.
Non sono sostanzialmente cambiate le bandiere, tuttora realizzate con pezzi di stoffa cuciti tra loro a formare il disegno, stemma dipinto e asole inastate su bastoni di legno tornito, dotato di manico contrappeso ricoperto in cuoio. Parimenti, non sono state stravolte le fattezze delle monture, composte da giacche indossate con calzamaglia in tinta abbinata e stivali. Sono invero cambiate le stoffe utilizzate, dato che la produzione dei panni e delle sete originali è di fatto cessata. È invece cresciuto il loro numero, che oltre ad essere sufficiente a vestire così tanti figuranti (e tra loro circa trenta fra tamburi e chiarine), ha allargato il novero dei soggetti simboleggiati, giungendo a rappresentare tutti e 39 i Comuni della Provincia di Arezzo del periodo storico di riferimento. I nuovi bozzetti di Benedetta Fatucchi – anch’essi riprodotti nel libro – ne sono una moderna descrizione.
Anche gli strumenti musicali hanno subito numerose evoluzioni. Le foto d’epoca ci mostrano tamburi diversi da quelli oggi utilizzati, con tiranti e cerchi in metallo e decori minimali. I nostri tamburini oggi suonano strumenti con cassa e cerchi in legno curvato, tiranti in corda e superfici dipinte a mano, con varietà di disegni; le tonalità cambiano a seconda del loro diametro e della presenza o meno di cordiere sulle pelli. Anche gli strumenti a fiato si sono modificati: alle iniziali trombe a campana corta si è oggi giunti a utilizzare chiarine in Si♭, tipo “Aida”, che a loro volta sono un’evoluzione di strumenti analoghi ma meno performanti un tempo in uso.
È qui doveroso porre l’attenzione sull’evoluzione delle esibizioni collettive, facendo soprattutto riferimento a quelle di Piazza Grande per la Giostra del Saracino: se la tecnica dei fondamentali della “scuola aretina di sbandieramento” è rimasta pressoché invariata, sono invece cambiati velocità, difficoltà degli scambi e schieramenti. Se il primo Direttore Tecnico Vittorio Dini prediligeva la sincronia, accompagnata da velocità volutamente controllata a discapito delle difficoltà nei passaggi, per formazioni rigidamente ferme ai dodici alfieri sopra citati, è con il secondo Direttore Tecnico Pasquale Livi che le esibizioni hanno iniziato ad arricchirsi sia nei numeri che nelle figurazioni, con velocità andate aumentando e proponendo passaggi di maggior difficoltà, sottolineati da corredi musicali in qualche caso compositi, ma principalmente punteggiati da squilli di breve durata.
L’evoluzione più spinta si è vista con l’attuale Direttore Tecnico Stefano Giorgini, che ha condotto il gruppo verso figurazioni numericamente importanti, costellate di passaggi ad elevata difficoltà tecnica realizzati a velocità superiori. Il perseguimento della precisione dei lanci e la sincronia dei movimenti sono tuttora nostri elementi caratteristici, ma si deve evidenziare che il pubblico si aspetta coreografie nuove e coinvolgenti (soprattutto quello, esigentissimo, di Arezzo!).
La stella polare delle figurazioni ideate da Giorgini è la “saturazione” della piazza, sia in termini cromatici che acustici, perseguita adottando formazioni numericamente consistenti, volte ad occupare la maggior superficie possibile (è appena il caso di osservare come l’aumento delle distanze fra gli alfieri vada di pari passo con l’aumento delle difficoltà degli scambi di bandiera) ed accompagnate da passaggi musicali complessi e coinvolgenti, che sempre più spesso perdono la mera funzione di “metronomo” dei movimenti di bandiera e diventano parte integrante dello spettacolo, condividendone la sincronia ed esaltando la drammaticità delle figurazioni.
Dal punto di vista organizzativo, l’evoluzione dell’Associazione è, se possibile, ancor più marcata. Tramontata da tempo l’epoca in cui tutto veniva gestito nell’ambito dell’Ente Provinciale per il Turismo di Arezzo, il Gruppo ha in seguito vissuto un lungo ciclo di conduzione verticistica, per non dire monocratica. Gli strascichi lasciati da alcuni momenti di crisi, purtroppo inevitabili per una realtà così longeva, hanno invece generato importanti e concrete opportunità.
Nel tempo, ha iniziato a formarsi una rinnovata classe dirigente, che ha avviato la struttura organizzativa verso nuove e più moderne modalità di gestione, stavolta collegiale.
È reale e misurabile la crescita del sodalizio sotto i più diversi parametri: la citata evoluzione del settore tecnico è stata sorretta e favorita da modifiche al modello di governo; il patrimonio sociale si è consolidato su livelli di assoluta garanzia; il numero dei soci e dei volontari è cresciuto in maniera importante, così come la quantità e la qualità degli impegni nei quali il gruppo è chiamato ad esibirsi.
Impegni che sempre più spesso sono all’estero, e che non sarebbe possibile affrontare senza un gruppo attivo numericamente congruo e tecnicamente preparato, e senza un solido corredo di costumi, bandiere e strumenti, di continuo integrato e rinnovato.
L’Associazione si è adeguata a sempre più stringenti normative, seguendo pionieristicamente un percorso di instradamento verso i canoni del “Terzo Settore”, che ha consentito dapprima l’ingresso nell’albo delle associazioni di promozione sociale e poi la trasmigrazione verso il nascente RUNTS.
Il Consiglio Direttivo annovera, sia al suo interno che al suo fianco, spiccate professionalità in grado di presidiare al meglio tutti gli aspetti di una realtà divenuta vieppiù complessa, che per giunta è chiamata a confrontarsi con uno scenario che nel tempo è mutato, viste le centinaia di realtà consimili sorte in ogni dove, in qualche caso persino millantando risibili retrodatazioni della propria nascita.
L’Associazione Sbandieratori di Arezzo è oggi una realtà solida e matura, che ha sviluppato in sé gli anticorpi in grado di scoraggiare quegli atteggiamenti di protagonismo che in passato ne hanno messo a repentaglio l’esistenza stessa.
Ma, soprattutto, è un sodalizio formato da persone capaci, coese e motivate, che con dedizione mettono a disposizione la propria passione e la propria professionalità per un fine superiore, certi di esserne ripagati oltre ogni aspettativa.
da “L’Alfiere” – n. III – 2024, pagg. 4-5
Giovanni Bonacci