Ho provato varie volte a mettere per iscritto queste mie riflessioni, ma poi ho sempre rinunciato per timore di non riuscire a esprimere quanto vorrei. Ci provo.
Se osservo e rifletto su coloro che compongono il nostro Gruppo (o ne hanno fatto parte in passato), mi piace pensare come questa nostra disciplina, se vogliamo così inusuale, sia in realtà attrattiva, aggregante, formativa ed in grado di permeare la cultura, il carattere e persino le abitudini di ciascuno.
Il “Gruppo Attivo” (così lo definisce il nostro Statuto) è la parte della nostra compagine sociale costituita «dall’insieme di coloro (istruttori, alfieri, sbandieratori, musici) che, avendo appreso i movimenti fondamentali dello sbandieramento, oppure i ritmi e le musiche che accompagnano le esibizioni del Gruppo Sbandieratori, in costanza di servizio perpetuano e rappresentano le finalità costitutive precipue dell’Associazione; i componenti del Gruppo Attivo prendono parte agli allenamenti e, ove richiesto, alle esibizioni e alle iniziative a cui il Gruppo Sbandieratori partecipa».
Le “finalità costitutive precipue” parlano di aggregazione, cultura, fratellanza, ma anche di perseguire scopi civici, solidaristici e di utilità sociale: tutte espressioni vigorose nel frammentato panorama attuale, così avaro di riferimenti e dominato (vorrei dire danneggiato) da difficoltà relazionali e improbabile comunicazione social, che ci danno l’idea di come un sodalizio basato sul volontariato possa a buon diritto essere latore e propugnatore di valori positivi e arricchenti per l’intera società di riferimento.
Ciò che queste parole non palesano è la varietà di persone – quindi storie, esperienze, visioni, aspettative, emozioni, amicizie – che il nostro sodalizio ha accolto, riunito ed abbracciato; ciascuno con la propria famiglia, i propri amici ed i propri affetti. Nel corso degli oltre sei decenni, si stima che si sia avvicinato circa un migliaio di ragazzi, diventati poi adulti e che spesso hanno a loro volta sospinto i propri fratelli, figli o nipoti verso la nostra realtà.
Nonostante il mutare dei costumi, senza generalizzare direi che l’impegno nel Gruppo non ha loro impedito ma anzi favorito, senza scorciatoie, la realizzazione personale nella vita secondo le aspettative di ognuno: fra di loro ricordo affermati professionisti, medici di chiara fama, docenti (anche universitari), imprenditori di successo, validi artigiani, tecnici e operai competenti, dipendenti stimati, e via discorrendo. Senza dimenticare le amicizie che si sono formate, numerose e granitiche, che a loro volta sono un tesoro inestimabile.
Nella mia mente, ben riesco a focalizzare un concetto, tanto semplice quanto spesso sottaciuto: far parte del Gruppo Sbandieratori, assimilarne il mood e condividerne gli scopi è un arricchimento del carattere!
Va da sé che dietro non c’è nessuna formula magica, ma piuttosto un insieme di fattori favorevoli: dedizione alla causa comune; capacità di relazionarsi con gli altri compagni; rispetto dei ruoli, delle regole e della disciplina che inevitabilmente governano un insieme complesso; abnegazione ed accettazione dei sacrifici richiesti da ogni impegno preso seriamente; confronto continuo con il giudizio del pubblico e degli altri per tentare di migliorarsi; capacità di adattamento alle situazioni, alle realtà e alle usanze con le quali giungiamo a confrontarci nelle nostre trasferte; erogazione di cultura delle tradizioni e del patrimonio storico non altrimenti fruibile. Ecco, per tacere degli aspetti più strettamente sportivi, questi sono solo alcuni dei mattoncini che possiamo fornire ai nostri allievi e che contribuiscono a formare le “spalle larghe” necessarie per affrontare le sfide della vita ed arricchire il personale bagaglio che li accompagna nel percorso di crescita e nel cammino.
Il nostro compianto presidente Carlo Dissennati, nella sua grande saggezza, soleva compendiare questi concetti tratteggiando il Gruppo Sbandieratori come «scuola di vita». La sintesi è estrema ma calzante; io in più osserverei che questa “scuola” è stata persino assai efficace, visti i risultati negli anni!
Il ruolo sociale fornito da associazioni come la nostra è concreto e dichiarato, e ne hanno preso atto anche le istituzioni, sia nazionali, con le norme che disciplinano il Terzo Settore, sia regionali, con la recentissima legge di valorizzazione del patrimonio storico-culturale intangibile e della cultura popolare della Toscana. Crediamo fermamente che sia più civile e redditizio contribuire ex ante a formare come cittadini gli adulti del domani, piuttosto che intervenire ex post nei casi dove altri non hanno raggiunto lo scopo. Anche questo significa essere “Associazione di Promozione Sociale”!
da “L’Alfiere” – n. IV – 2021, pagg. 1-2
Giovanni Bonacci