Di seguito, riportiamo la trascrizione di documenti di archivio del 1836, dagli Atti Magistrali del Consiglio Comunitativo di Arezzo.

Riflessioni del Sig. Oreste Brizzi per i Giuocolatori di Bandiere, e quelle creare

Ill.mo Signore

Arezzo, lì 29 giugno 1836

Dicesi che “i sogni della notte sono immagini del dì guaste e corrotte”, e questa è una verità somma che non ha d’uopo di commentarsi, che l’idiota non comprende, di cui però io ero persuaso da gran tempo abbenché non avessi avuto luogo di farne esperimento (non sognando quasi mai) e di cui ne sono ora tanto più convinto in quanto che ier notte insolitamente vi ebbi un’irrefragabile prova. Io avevo parlato a lungo delle prossime e straordinarie feste di S. Donato, e fra le altre cose mi era stato assicurato che per maggior fornimento del Palio alla Tonda sarebbersi fatti venire da Siena dei giuocatori di Bandiera. Nel giorno ebbi l’onore di parlar seco lei in Bottega Zoppi (?), e tanto avrei gradito l’ondeggiamento delle sperate Bandiere, che desideravo averne certezza dal di lei labbro, quando mostrando premura di partire mi ritenne dal farle delle interpellazioni a questo riguardo, e perciò mi rimasi assetato davanti un’abbondante fontana. Nella sera andai al Prato per godere del fresco, e non appena fui entrato nel Tondo poco mancò che non cadessi per terra avendo inciampato in un piccolo legno fisso nel suolo, e mentre il dolore del piede mi portava ad imprecare chi ce lo aveva messo, mi sovvenni della festa che ivi doveva aver luogo, mi detti a credere che quello fosse un segno per i palchi, respinsi in gola la parola, e tacqui facendo alcune osservazioni sul Circo, che vi si sarebbe costruito, e sull’effetto dello Spettacolo in generale. È mio costume, dopo cena, trattenermi, o leggendo, o scrivendo fin dopo mezzanotte, e siccome cercavo delle notizie sulla Battaglia di Campaldino volle il caso, che aprendo l’atlante storico del Cav. Cacciatore mi trovassi sotto gli occhi il famoso Carroccio Milanese seguendo il quale i Collegati Lombardi disfecero il poderoso Esercito del Germanico Imperatore Barbarossa, poi fermandomi per lo stesso oggetto a pag. 57 della Guida d’Arezzo vidi che in antico il Consiglio, o Senato della nostra Città era di 400 Individui, e che se ne sceglievano 100 per porta, giacché Arezzo va divisa in Quarti prendenti il nome dalle rispettive Porte cioè Crocifera, Del Foro, Del Borgo, di S. Andrea. Pieno il capo di siffatte cose, e addormentandomi col pensiero tutto rivolto al mio Municipio ecco ciò che sognai. Mi pareva d’essere al Prato il giorno del Palio alla Tonda, i susselli (?) andavano mano mano riempiendosi di spettatori; la strada destinata ai Barberi era occupata da Cavalieri, e da Carrozze, Brische, Fayton, Stenopi (?), Tilbury, che andando di passo lasciavano godere le loro galanti abitatrici, e ponevano al sicuro l’imprudente villanesca genia di rimaner sotto ai cavalli, o alle ruote. Nell’interno del Prato una numerosa schiera pedestre di Uomini, e Femine (sic) animava quel vasto campo. Tutto ad un tratto un colpo di mortaletto si fa sentire, i Legni e i cavalli partono pei diversi sentieri, i palchi si popolano intieramente di gente, e un picchetto di Dragoni caccia dalla strada tutta la moltitudine, che va a refugiarsi nell’interno dello steccato formando un piano mobile colle sue mille teste. Dopo che il picchetto dei Dragoni ebbe compita una girata si videro entrare nel Circo dietro di lui i due Tamburi, e il Pifero (sic) della Guarnigione con i rispettivi uniformi a cui erano uniti due altri Tamburi, e un Pifero della Città aventi in testa il Cappello da Donzelli, e vestiti col monturino corto vede eguale a quello con cui le Trombe del Magistrato vanno a cavallo a bandire le Processioni. Seguivano i Tamburi sei Giuocolatori di Bandiera vestiti di bianco con una Ciarpa alla vita, e un berretto in testa. Le loro bandiere erano di seta della grandezza di quelle di Siena ciascuna divisa in Quarti, che due Quarti Rossi del colore del vessillo Comunitativo, e i due altri Quarti di un altro colore colle iniziali, in mezzo, della Porta a cui ciascuna Bandiera apparteneva; la sesta però delle quali appartenente al Sobborgo di Colcitrone oltre le solite lettere aveva i due Quarti Rossi, un Quarto del colore della Bandiera della Porta, e l’altro Quarto del color proprio affatto diverso dai colori di tutte le Porte. Dopo quelli col proprio uniforme veniva la Nuova Banda Aretina, alla Cacciatora, che col suono omogeneo, e marziale nel tempo stesso dei suoi strumenti d’ottone riempieva l’aere di armoniosi concerti. Era della seguita un carro tirato da due gubbie di cavalli della Posta guidati da altrettanti vitturini con uniforme rosso, la sua forma era di un Carro da Battaglia degli antichi Greci, e Romani, cioè chiuso di fronte, e aperto di dietro. Nel davanti si vedeva dipinto lo stemma Comunitativo, e i due trombetti della Comune stavano appoggiati al parapetto dando di tanto in tanto nelle trombe. Dall’interno del Carro ergevasi una lunga asta nella cui cima vedevasi S. Donato protettore della Città, e a quest’asta eravi appresa una lunga Bandiera di Seta rossa coll’arme della Comunità nel mezzo, tenuta piegata da un Donzello di Palazzo per opera di un cordone. La vista di un cotal Carro, o Carroccio mi richiamò alla mente che anche a Firenze nel giorno di S. Giovanni si leva fuori il Carroccio quasi simile a quello che io vedevo allora, ed anche Siena servivasi del proprio per il trasporto dell’offerta del Cero. Seguivano Il Carroccio altre quattro Bandiere giuocate da altrettanti uomini e appartenenti ai sobborghi delle altre quattro Porte; trovandosi dietro, e senza alcuna iniziale nel Campo, perché questi sobborghi non esistono ancora aspettando a segnarle, e a dar loro il posto avanti il Carro quando le loro Porte avranno esternamente un fabbricato bastante da poterli appellar Sobborgo. Chiudevano la fila i cavalli destinati a correre il Palio sormontati dai Fantini vestiti con dei Giubbetti di tela ognuno di vario colore dall’altro, e aventi in capo una cosiddetta Papalina Rossa. La vista di tanti oggetti variati, lo sventolare delle bandiere facienti Corteo al Gran Pennone Cittadino, il frastuono dei tamburi, della banda e delle trombe dava alla festa un aspetto veramente nazionale, e gradito che invidia di poco quello del Palio alla Tonda di Siena, ed io mi sentivo trasportato quasi in estasi alla bellezza dello spettacolo quando dopo fatto un giro si dileguò la Turba e rimase il Circo senza ingombri. La Banda andò a situarsi in un palco preparato attorno la colonna del mutilato mecenate da dove con i suoi pennacchi ridanti faceva un superbo colpo d’occhio, e da dove il suono si spargeva eguale in ogni parte dell’Anfiteatro, e perché il centro spiccasse di più le Bandiere giocolate fino allora erano tenute spiegate in circolo sotto il palco della Banda in modo però che queste non impedissero la vista della Banda, ed esse pure fossero da per tutto visibili: qui mentre gli impazienti corridori aspettavano il desiato cenno per abbandonarsi al corso l’ansia di vederli partire, e la commozione del piacere provato mi fece risvegliare, e mi privò del piacere di assistere al termine di una Festa così gaja. Un sogno di questa fatta a chi poteva rivelarsi se non al meritissimo Gonfaloniere della Città a cui, non sembrandogli tanto sragionato, sia il mandarlo, o tutto, o in parte ad effetto? E sarebbe questa la prima cosa dovuta ad una visione? Giovanna D’Arco operò tanti prodigi per una visione la quale non era altro che un sogno; quante vincite al lotto son dovute ai sogni; quante volte un poeta ha composti bei versi sognando, e un uomo ha visto la morte in sogno, e l’indomani era morto? Ora lasciando da parte (?) i sogni, e parlando da desti, dirò che il giuoco di Bandiera è bello, ma quando ha un perché siccome a Siena, e che anche il bello diviene bellissimo quando possiede un certo carattere come sarebbe nel nostro caso. In quanto poi alla gravità della spesa (benché duratura per qualche secolo) non volendola, o non potendola far tutta adesso, potrebbesi quest’anno limitarsi il numero delle Bandiere alle sei principali cioè a quelle delle cinque Porte, e del Sobborgo di Colcitrone. Per il Carroccio potrebbe acconciarsi all’uopo uno dei cosiddetti Carrettoni da Pariglia, e non volendo fare nemmeno il Vessillo Comunitativo quale è accennato di sopra potrebbesi sostituire la Bandiera che si mette fuori nel giorno di S. Donato pel Palio alla Lunga sostenuta da un Donzello nell’interno del carro (che in questa guisa potrebbe essere tirato anche da una sola gubbia di cavalli) o fissata nel parapetto del medesimo avente ai lati i Trombetti della Comune. Circa al fare i giubbetti e i berretti ai fantini, la è cosa di pochissimo rilievo riguardo alla spesa, e indispensabile riguardo alla pulizia non volendosi veder correre come altrove, in camicia, e con una pezzuola in testa. Oltre al togliere l’indecenza, giacché chi fa di sé spettacolo al pubblico deve essere sempre propriamente vestito, si porrebbe così lo spettatore in grado di conoscere meglio da lungi i fantini individualmente, e di seguirli coll’occhio essendo loro di scorta i diversi colori di cui avrebber quelli coperto il petto, le braccia, e il dorso. Mi dò a credere che non saranno permessi i nerbi se non che per adoprarli sopra i cavalli, e che sarà vietato il barbaro uso di battere col nerbo il compagno che tenta di guadagnare per il primo la meta, uso vituperevole che fa vergogna al nostro secolo, alla civilizzazione che lo caratterizza, alla città che lo pratica, e che veda alcuna volta il padre, e il figlio contrastarsi a furia di colpi quel misero premio disconoscendo per tal modo le più sacre leggi della natura; uso infine che dovrebbe far arrossire il governo che lo tollera, o il Sovrano, che impassibile ne gusta la pratica dall’alto di una loggia. Cerca la situazione del palco per la Banda, io credo che, ragionando, non vi sia posto più adatto che il centro; poiché situandolo in qualunque altro luogo la massima parte dell’Anfiteatro non godrà punto, o godrà pochissimo del suo suono, il quale andava invece a ricreare le orecchie delle retroposte Acacie, mentre il palco nel centro sarà di minore spesa che altrove. I due suonatori di tamburo da aggiungersi a quelli della guarnigione vi sono in Arezzo, e capaci, come pure Il suonatore di pifero. Ciò non costerebbe che pochi soldi giacché delle casse o tamburi ve ne sono almeno tre in Città, e i vestiti su indicati dei trombi servirebbero a maraviglia, e parrebbe che il Magistrato d’Arezzo avesse due trombe, e due tamburi press’a poco come Siena, che ha sei trombe, e quattro, o sei tamburi avanti i suoi rappresentanti municipali, e avanti al Carroccio. Del Corso di carrozze, solo che vi fosse un poco d’amore di far figurare la città e di sagrificarsi per qualche ora a tenere riuniti i proprii Legni (per distinguere in qualche modo la Capitale del Compartimento da Subbiano, Castiglione, e che sò io) potrebbe farsi in maniera da recar lustro al nostro paese, non mancando una quantità di Legni galanti e atti a presentarsi in un Corso. Speriamo dunque che attesa La circostanza si vergogneranno i Sig.ri proprietarii di mostrare anche in queste piccolezze uno spirito di disunione, e dando, almeno per una volta, un crollo alle vecchie abitudini, si porteranno al Passeggio a cui non si mancherà di invitarli, a far bella mostra dei loro cocchi, e ad offrire un mezzo di passatempo ai forestieri, e agli Aretini nei momenti che precedono la Corsa. Anche sul Palio alla Lunga mi farò lecito di osservare alcuna cosa e questo sia come una digressione dal soggetto principale, e così considerata dirò che nutro speranza di non veder (siccome mi è occorso altre volte) la carrozza dei Deputati al Palio tirata dai cavalli della Posta poiché ciò sarebbe una idea sfavorevole della Città nostra e gli farebbe appropriare l’epiteto di dozza. Anche quell’esporre uno dei trombetti alle risate, e ai motteggi di tutta la gente facendogli far la parte di corriere è cosa che merita riforma. A me pare che il miglior rimedio sia quello di far disimpegnare questa funzione a un vitturino della Posta con gualdrappa sulla schiena del cavallo, ed ei non già vestito coll’uniforme da vitturino che non sarebbe punto al caso, ma sivvero col monturino corto dei Trombetti, cappello appuntato da Donzelli, calzoni a coscia anche di pelle gialla, e stivali alti da vitturino. Il trombetto per andare alla mossa potrebbe stare dietro la carrozza dei Deputati per quanto a mio credere sia più spedito un corpo di mortaletto, come usasi in quasi tutti i Palii di Toscana, e nello Stato Pontificio, in luogo della tromba. Ritorno al sogno e dico che molte altre cose rimarrebbero ad esporsi tutte comprovanti che detto non è intieramente irragionevole: ma Io suppongo di aver tediato abbastanza la di lei degnissima persona con questa carta (?), ond’è che le scrivo unendo alla presente chiacchierata un quadro illustrativo (?) del sogno, giacché per la furia colla quale l’ho registrato temendo di perdere la memoria, e anche per la mia insufficienza credo di non essermi fatto intendere quanto avevo in animo. Perdoni dunque la libertà che mi son preso affidandomi alla di lei esperimentata bontà, scusi il tuono (sic) di franchezza con cui son solito parlarne, e l’arditezza di averle suggerito ciò che forse avrà avuto in mente di eseguire, si assicuri che non sarò più a tediarle (?) colle mie sognate stravaganze, possa almeno questo discorsaccio farla ridere, e possa esclamare se non altro dopo aver letto “È un bel sogno”. Mi creda intanto col più distinto ossequio di V: S: Ill.ma

Devoto e obbligato servitore

N. Oreste Brizzi

Sig.re Giovanni Guillichini

(DISEGNO DELLE BANDIERE)

N.B. Le prime sei bandiere son quelle che vanno avanti il Carro, le 4 ultime senza lettere vanno dietro.

NOTE

La bandiera N° 1 appartiene alla Porta S. Spirito e ha due quarti rossi, e due quarti gialli.

Il N° 2. è la bandiera di Porta S. Lorentino con i due quarti rossi, e gli altri due quarti bleu.

Il 3. è di Porta Ferdinanda con i due quarti rossi, e gli altri due bianchi.

Il 4. è di Porta S. Clemente con due quarti rossi, e due quarti verdoni.

Il 5. è di Porta Colcetrone con due quarti rossi, e due quarti neri.

Il 6. è la bandiera del Subborgo di Colcetrone ed ha due quarti rossi, il quarto di sotto nero del colore della Porta a cui appartiene, e il quarto superiore verde chiaro colore di proprietà del Subborgo.

Il 7. sarebbe la bandiera destinata al Subborgo di S. Spirito ora per quando questa, come le altre porte che seguono, le avranno realmente, ed ha due quarti rossi, un quarto giallo e un quarto color rosa.

L’8. è del Subborgo di Porta S. Lorentino con i due quarti rossi, un quarto bleu, e l’altro quarto pavonazzo chiaro.

Il 9. è del Subborgo di Porta Ferdinanda con i due quarti rossi, un quarto bianco, e l’altro quarto celete chiaro.

Il 10. è del Subborgo di Porta S. Clemente, ed ha i due quarti rossi, un quarto verdone, e un quarto pagliato.

Da ciò si vede, che la bandiera della Città, è intieramente rossa, che le bandiere delle Porte perché facenti parte e subordinate alla Città hanno due quarti della bandiera del colore della bandiera Comunale cogli altri due quarti intrecciati del colore dato in proprietà alle Porte e che le bandiere dei Subborghi racchiudono i due quarti del color Comunale, un quarto del color della Porta cui egualmente sono subordinate, e l’altro quarto del color proprio; cosicché il vessillo comunale non ha che il proprio colore perché indipendente, le bandiere delle Porte il proprio, e quello comunale, quelle dei Subborghi il Comunale, quello delle respettive Porte e il proprio.

Passeggiata prima del Palio alla Tonda

8. Agosto

Dopo uscite dal Corso le Carrozze, e dopo che detto sarà intieramente sgombro si muoverà un picchetto di Dragoni, dietro questi verrà la Banda, poi un Donzello del Comune col solito uniforme, a calzoni lunghi sopra ad un cavallo con gualdrappa, e tenente con la destra il vessillo Comunitativo.

Questo Donzello sarà seguito dai fantini in due file tenendo i posti, che avranno sortiti. Tutti quanti anderanno di passo. Compita una girata, i Dragoni si piazzeranno nel luogo assegnatoli, la Banda anderà per l’esterno del Circo nel suo palco, il Donzello appenderà la bandiera ove sarà creduto opportuno, e si ritirerà, e fantini si collocheranno alla Mossa.

9. Agosto

Dopo le solite cose si muoverà il picchetto, dietro questo verranno i due tamburi e il pifero della Compagnia di Linea unitamente ai due Tamburi del Pa? Vincenzo Renzi, e vestiti con pantaloni bianchi, col monturino corto, che portano i trombetti del magistrato quando vanno a bandire le Processioni, e con in testa il cappello appuntato da Donzelli. Sfileranno di poi le 8 bandiere eseguite dalla Banda, dal solido Donzello colla bandiera, e dai fantini. Questi Alfieri terminato il giro prenderanno posto 4 per parte nei due palchi laterali a quello della Banda. Nel tempo di 20 Minuti, o mezz’ora di riposo dei cavalli gli alfieri discenderanno di nuovo nel Circo, e tratterranno il Pubblico col giuoco delle bandiere ritornando ai loro posti dopo terminato il giro. Nell’intervallo del Palio del dì 8 onde non nojare la gente con una mezz’ora d’inattività, sarebbe stato benissimo fatto l’inalzare il globo aerostatico a cui viene data la via la Domenica sera, e qui vi sarebbe stato un più plausibile oggetto, nè il Popolo avrebbe dovuto portarsi da un locale all’altro per godere poi uno spettacolo secondarissimo. Potendo, cambierei il giorno dell’ascensione di quello, o ne farei inalzare un altro anche semplice, e di poca spesa purché occupasse gli spettatori, o cercherei qualche altra cosa che potesse raggiungere questo scopo. I fuochisti fanno alcuni graziosi palloncini, e interrogandoli saprebbero proporre in qualunque modo un espediente per contenere i moti d’impazienza degli spettatori divertendoli.