È difficile starsene con le mani in mano dopo anni passati a sbandierare. Siamo abituati ad avere tra le dita le aste delle bandiere, il legno delle bacchette e i tasti della tromba. Siamo abituati a costruire ed aggiustare i nostri strumenti, i nostri costumi. Siamo abituati a vivere la Sede, organizzare, cucinare, pulire. È impossibile starsene con le mani in mano dopo anni passati a sbandierare e quindi ho deciso di chiedere agli appartenenti del gruppo attivo cosa si prova a stare senza allenamento, senza Giostra, senza Sede e magazzino. Ecco il risultato.
“La Giostra del Saracino rappresenta un momento molto emozionante per tutto il gruppo e non ci si stanca mai provare quel senso di adrenalina, stupore e terrore che ti pervade quando si entra in Piazza Grande, nonostante ognuno di noi abbia provato centinaia di volte in allenamento tutti i movimenti o, nel mio caso, le musiche da fare. Quest’anno non è stato così. Nella speranza che a settembre torni tutto alla normalità, noi ci facciamo trovare pronti e ancora più carichi, cercando di regalare un grande spettacolo alla nostra città!” – Marco Mammoli
“Passione, sudore, emozione, orgoglio, arrabbiature, felicità, amicizia. Tutto questo è essere sbandieratore, tutto questo ci è mancato, tutto questo deve tornare, lo vogliamo!” – Stefano Giorgini
“Siamo un gruppo fatto da persone speciali! Non ci arrenderemo mai! Andremo avanti fino alla fine. Sbandiereremo in Francia e Spagna, sbandiereremo nei mari e negli oceani, sbandiereremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria, difenderemo il nostro Gruppo, qualunque sia il costo, sbandiereremo sulle spiagge, sbandiereremo sulle piste d’atterraggio, sbandiereremo nei campi e nelle strade, sbandiereremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai!” – Marco (Winston Churchill) Donati
“Un lancio, la bandiera sale verso il cielo accompagnata dal suono delle chiarine e dei tamburi, quando discende nuovamente tra le mani e la afferri…il boato del pubblico, la magia! Hai regalato un’emozione. Ecco questo mi manca più di ogni cosa, regalare emozioni. In questo momento difficile le persone hanno ancora più bisogno di emozionarsi. Vogliamo tornare ad emozionare” – Riccardo Viganò
“W la fi*a!” – Giac*mo Roma*elli
“La Giostra del Saracino è sempre stata parte della storia di Arezzo, un evento in grado di far sentire tante persone con storie ed esperienze diverse un unico individuo. Non è la prima volta che questo evento non viene disputato, ma mai per una pandemia globale che non solo ci ha fatto profondamente cambiare le nostre abitudini ed il nostro modo di socializzazione, ma ci ha anche fatto comprendere più che mai che tutti noi abbiamo bisogno di relazioni con gli altri, di fare parte di una realtà d’insieme. L’auspicio mio, ma credo quello di tutti, è che tale evento torni ad appassionarci come ha sempre fatto, senza più la paura di sentirci distanti l’uno dall’altro. La prossima Giostra non dovrebbe essere del tipo “vince questo o quel quartiere”, ma vince Arezzo, vince il nostro sentirci vicini, vinciamo noi, vinciamo tutti” – Luca Caneschi
“Dopo aver toccato il fondo non vediamo l’ora di rialzarci…e alzare la testa verso il lancio di una nuova bandiera!” – Matteo Franchi
“L’emergenza sanitaria ha messo a fuoco le dimensioni della nostra vulnerabilità e della nostra fragilità costringendo anche il Gruppo Sbandieratori di Arezzo ad interrompere gli allenamenti settimanali, le trasferte e a rinunciare all’esibizione della Giostra del Saracino nella più bella piazza d’Italia. Il Covid-19 può aver interrotto le nostre esibizioni ma sicuramente non è riuscito a disintegrarci perché oggi la voglia di esibirci, la voglia di dare spettacolo e stupire sono state alimentate da questo lungo periodo di inattività ed è incontenibile. La forma d’arte del maneggiar l’antica insegna è capace di arricchire l’animo, ogni singolo movimento di bandiera, ogni squillo di chiarina ed ogni rullo di tamburo permettono di evadere dai pensieri quotidiani ed hanno il potere di rigenerare l’essere umano. Presto torneremo a provare queste emozioni” – Federico Nicchi
“Più che altro, all’unanimità, si sta tanto bene senza sbandierare, senza gli allenamenti, le bandiere da montare, scrivici questo vai” – Sbandieratori ironici anonimi
“Le cose che più mancano senza gli sbandieratori sono il divertimento e le risate per qualsiasi battuta, gli scherzi fatti una volta a me e la volta dopo a te, il ritrovarsi all’interno di un pullman verso nuove (o già vissute) mete raccontandoci aneddoti di trasferte passate! Nel mio piccolo una delle cose che più mi mancano è sentirmi dire “Solda…ma che successe quella volta in Spagna? O magari quella volta che si incavolò Edo?!”. Insomma, tutto quello che rende unico il gruppo sbandieratori, compresa l’adrenalina delle sfilate e delle esibizioni, quest’anno è mancato, sta mancando e mancherà, fino a che non torneremo alla normalità” – Riccardo Soldani
“Entrare in una piazza gremita di pubblico, è una scarica di adrenalina e la giusta gratificazione dopo un anno di preparazione. Senza e come se questo cerchio non si chiudesse” – Niccolò Rosati
“La bandiera manca, così come le esibizioni di fronte al pubblico che riusciamo ad affascinare tutte le volte, sia questo formato da persone che ci vedono la prima volta o da chi ormai ci conosce per nome. Ma non è solo un attaccamento alla bandiera e allo spettacolo, più che altro quello che manca è il gruppo di persone che siamo, lo dimostra il fatto che nonostante il distaccamento non abbiamo mai perso i contatti e che alla prima occasione abbiamo cercato di rivedersi tutti” – Massimo Donati
“Purtroppo ti posso esprimere solo la mia tristezza che ormai provo da due settimane nell’accompagnare mia figlia alle 18.30 agli allenamenti di ginnastica a Villa Severi. Vedere quel fazzoletto di verde dove facevamo volare le bandiere, deserto, non sentire il ritmo dei tamburi e lo squillare delle chiarine, mi crea un senso di malinconia ma allo stesso tempo, un desiderio fortissimo di ricominciare” – Enrico Eustorgi
“Mi manca una trasferta in Spagna” – Mario Boncompagni
“Ognuno di noi ha dovuto affrontare problemi diversi in questo periodo particolare, ma il gruppo, a me piace chiamarlo così, è una cosa che non ti lascia. Personalmente mi manca tutto di voi, allenamenti, trasferte, serate insieme, prese in giro. Forse è troppo facile dire che siete tutti come una seconda famiglia. Troppo scontato? Può darsi ma lasciatemi dire che è proprio così. È stato difficile, molto difficile, guardare la tv tutti i venerdì in questi ultimi 3 mesi, chissà perché, voi lo sapete perché? Io lo so. Il motivo è che non potevamo incontrarci per fare quello che meglio ci riesce, stare insieme come dei “vecchi” compagni di viaggio” – Marco Vanni
“Manca quel momento a fine settimana in cui sei sicuro di dimenticare i pensieri del lavoro perché vedi quegli amici con cui hai vissuto tante esperienze e viaggi. Sei sicuro che quel venerdì farai due risate, due battute, sarai spensierato” – Lorenzo Mazzi