Mettete due sbandieratori in una stanza e sentirete ridere, mettetene ventidue nella città Mosca e sentirete un gigantesco ridere (e un pessimo odore). Nel mese di giugno, pochissimi giorni prima dalla Giostra, il Gruppo Sbandieratori è stato presente nel festival storico “Times and Epocs” nella città di Mosca.
Nel precedente numero della rivista L’Alfiere erano state spese parole istituzionali e molto serie per raccontare questa trasferta. Il presente articolo invece propone tutto ciò che di divertente e per nulla serio è avvenuto nella capitale russa. Dal primo aneddoto parlo in prima persona essendone stato, involontariamente, un protagonista.
Ho lasciato la mattina presto la camera dell’hotel prendendo la tesserina elettronica che funziona sia da chiave della porta che come interruttore generale della stanza. Per non lasciare il mio compagno di stanza al buio, all’interno dell’interruttore che si attiva solo con la presenza di una scheda, ho sostituito la tesserina dell’hotel con la scheda di plastica con la quale posso accedere alla mensa della università di Firenze. Matteo Marcantoni, involontario coprotagonista dell’accaduto, uscendo dalla stanza ha estratto la tesserina confidando che si trattasse della chiave della sua camera.
Quale sorpresa enorme ha invece avuto quando tornando in camera non è riuscito ad entrare, restando chiuso fuori e notando di non avere in mano la chiave della porta ma la scheda della mensa di Firenze con sopra stampata la mia faccia allegra, quasi a voler ridere dello scherzo.
Altra situazione divertente si è verificata in una delle ultime sere. Dopo un consueto giro in centro città il gruppo sbandieratori si è messo in posa nel palco di un meraviglioso teatro all’aperto che ha come sfondo il profilo del Cremlino. Jacopo Nardoianni ha posizionato il proprio telefono sui gradini del teatro per scattare una grande foto ricordo.
Purtroppo però l’autoscatto del telefono ha iniziato a fotografare con la fotocamera frontale dello schermo immortalando con grande precisione e stile artistico i sedili dei posti a sedere del teatro e non gli sbandieratori inutilmente sorridenti sul palco (potete godere della foto di rara bellezza tra le pagine di questo articolo).
Per Jacopo non è stata per nulla la trasferta della foto, si pensi che per una sua assenza di pochi minuti non è stato presente nella foto simbolo della trasferta con tutto il gruppo sorridente nella Piazza Rossa di Mosca. La foto degli sbandieratori schierati nella cornice della bellissima piazza sarà sicuramente ricordata nei secoli e inserita tra le pagine migliori dei nostri futuri libri. Non a caso lo scatto è anche stato la copertina dello scorso numero di questa rivista.
Per provare a sistemare l’accaduto e far sentire tutti protagonisti del gruppo, nel presente articolo viene inserito un artigianale fotomontaggio in cui il Nardoianni compare presente e sorridente.
Mi auguro che questa immagine splendidamente manipolata possa eguagliare ed anzi superare l’altra foto degli sbandieratori a Mosca.
Una divertente sorpresa è stata fatta al gruppo dalla organizzazione del festival che nel primo giorno di esibizioni ci ha fatto schierare e sbandierare in una zona della festa completamente piena di sabbia e terra. Questa zona era posizionata di fronte ad una grande tribuna ed era utilizzata per le esibizioni con la presenza di cavalli.
Tale situazione non ha frenato le nostre bandiere e le nostre musiche in terra russa pur avendo tuttavia frenato le nostre corse, essendo gli stivali degli sbandieratori dei pessimi calzari da sabbia.
Merita infine ricordare un divertente aneddoto culinario. Nella deliziosa cucina russa esistono dei buonissimi ravioli al formaggio fatti di pasta dolce che vengono utilizzati per fare colazione.
Questa ricetta era ovviamente sconosciuta ad alcuni sbandieratori che hanno ordinato questi ravioli dolcissimi per cena di fronte alle facce stupite dei camerieri. Tuttavia, se chiedete a questi sbandieratori come fossero i ravioli vi risponderanno che erano buonissimi anche mangiati come cena (probabilmente mentendo).
da “L’Alfiere” – n. III – 2019, pag. 14-15