È arrivato il momento del Direttore del nostro Periodico, nonché Segretario dell’Associazione. È stato soprannominato “Serginho” e “Don Sergio” dai più giovani, a cui ricorda fin troppo spesso che lui ha “i capelli bianchi” e che “questa associazione ce l’abbiamo trovata e la dobbiamo lasciare a quelli che verranno”, volendo così dissuadere chiunque dal mettere in atto comportamenti “sovversivi”. È passata alla storia una sua massima risalente ai tempi della Festa Medievale: Sergio ebbe la geniale intuizione che ogni famiglia mediamente avrebbe portato “un ragazzo, un ragazzo e mezzo, due”, consentendo così al Consiglio una stima più accurata circa il numero di partecipanti. Un’altra caratteristica inconfondibile riguarda il suo eloquio che, quando i toni si accendono, tende a diventare incomprensibile. I più colti in materia sostengono che, in questi momenti di infervoramento, emergano tratti linguistici assimilabili all’aramaico antico e al sanscrito, idiomi che Sergio mastica con innata naturalezza. Grande esperto di informatica, è tra i più feroci oppositori della digitalizzazione e della dematerializzazione e si batte tenacemente per rendere cartaceo tutto ciò che potrebbe tranquillamente esistere in formato digitale.
Tornando seri, non possiamo che ringraziare Sergio per tutto quello che ha fatto, sta facendo e, siamo certi, farà per il Gruppo. Consentitemi infine un ringraziamento personale per essersi reso disponibile ad aiutarci a dare vita a “L’Alfiere”, in un momento tutt’altro che semplice per l’Associazione, mettendo da parte screzi e discussioni e dimostrando davvero di essere uno con “i capelli bianchi”.
da “L’Alfiere” – n. III – 2020, pag. 3