In una città come Arezzo l’esistenza di un gruppo di sbandieratori coesiste con l’esistenza di una scuola di Breaking (Break Dance). Andrea Bertocci ha dimostrato, infatti, che Arezzo può essere la patria di persone che coltivano interessi e attitudini artistiche tra loro anche molto differenti. Intervistarlo nel 2024 non vuol dire promuovere la sua attività, ma parlare con una persona che possa insegnare come seguire le proprie passioni. Da quasi suo coetaneo, ammiro Andrea Bertocci da molto tempo e ho seguito il suo percorso dalla nascita ad Arezzo della “InAction Crew” quasi 18 anni fa, fino alla vittoria nel 2019 con i suoi allievi Flash Kidz di “Ballando con te”, contest dedicato ai giovani talenti andato in onda su Rai 1 e con oltre 20mila partecipanti. Andrea Bertocci, infatti, nel tempo ha concretizzato la propria attività artistica in città, diventando ballerino professionista e insegnante di Breaking presso la scuola Flash Dance di Arezzo.
Negli ultimi anni i nostri allenamenti da sbandieratori sono tornati a popolarsi di tanti giovani ed è fondamentale per noi non sono insegnargli la tecnica ma anche saper trasmettere la passione e l’attaccamento ad una disciplina. Abbiamo attinto dall’esperienza di Andrea Bertocci e dal suo carisma di appassionato insegnante.
La danza si compone di gesti concreti da dover imparare. Quali modalità vedi meglio funzionare per far restare impressi i movimenti nei ragazzi?
Per spiegare ciò è necessario fare una premessa, questo tipo di danza quale il Breaking, è fortemente improntata su ciò che nel gergo comune viene chiamata “improvvisazione” (o Freestyle). Ciò porta il ballerino a dover imparare determinati gesti e movimenti in maniera talmente profonda da diventare una seconda pelle, un qualcosa che semplicemente accade senza neanche pensarci. Proprio come quando un pianista esegue un brano veloce e tecnico con le dita che semplicemente sanno dove andare spinte dalla memoria muscolare. Per arrivare a questo tipo di maestria è necessario non solo apprendere il singolo passo ma lavorare anche i famosi “pattern”: piccole sequenze di passi concatenati ed imparati a memoria da poter “attivare” nel momento più opportuno. Più pattern uniti insieme possono creare una sequenza formando così una “entrata” (un set di passi completo tra la parte in piedi ed a terra, una chiusura finale, dalla durata max di 40 secondi). L’improvvisazione è solo all’apparenza, a volte sappiamo esattamente cosa andremo ad eseguire, altre volte ci lasceremo guidare dal momento utilizzando casualmente passi e pattern provati e riprovati centinaia di volte.
Oltre ai gesti però l’attività del ballo richiede anche di apprendere qualcosa di non direttamente tangibile. Come riesci a far passare la passione e l’attaccamento emotivo alla disciplina? Esiste un “metodo Bertocci”?
Più che un metodo “Flag” (il mio nome da ballerino di Breaking) utilizzo un metodo che ritengo universale indipendentemente dalla forma d’arte o sport che viene insegnato: dare l’esempio. Non esiste metodo migliore se non quello di impersonificare tutte quelle dinamiche culturali, musicali ed artistiche che hanno una componente marcatissima all’interno di una delle discipline pilastro della cultura Hip-Hop. È facile dire “Devi ascoltare quella musica. Devi vestire in quel modo. Devi vivere quella cultura. Non devi fumare”. Più difficile invece rappresentare quello stile di vita semplicemente facendo tutte quelle cose all’interno di un linguaggio non verbale. Ho visto allievi presentarsi a lezione con i pantaloni larghi o vestire felpe con cappuccio solo perché io il giorno prima mi ero vestito in quel modo o ballavo in quel modo. Cosa succederebbe se mi vedessero fumare, bere o compiere dei crimini? Abbiamo una responsabilità come insegnanti ed un valore educativo molto centrale nelle loro vite, specialmente in quelle fasce d’età più critiche all’interno dell’adolescenza. I giovani non hanno bisogno del sermone genitoriale, bensì di un esempio di vita da seguire e da cui trarre spunto ed ispirazione.
Ai tuoi ragazzi è anche richiesta una resistenza e un allenamento fisico. Curano in autonomia questo aspetto? Proponi dei momenti di allenamento solo fisico per poi passare ai passi di danza solo in seguito?
Quasi ogni lezione racchiude al suo interno tutti gli aspetti di questa danza, da quello più fisico a quello artistico. Si inizia con un lungo warm-up che sfocia in una intensa sessione di stretching ed allungamento. Successivamente si cura la parte tecnica, si insegnano passi o si approfondiscono quelli già presi in esame. Nell’ultima fase si lascia ai ragazzi abbastanza tempo per gestirsi l’allenamento libero. In quel frangente avremo persone che semplicemente potenziano una verticale su una mano, per esempio, oppure chi balla per il gusto di allenare l’improvvisazione o la musicalità. Il Breaking non segue una linea di avanzamento lineare e prestabilita: già dai primi mesi di approccio a questa disciplina anche l’allievo più piccolo sceglie quale strada intraprenderà, a volte per scelta a volte inconsapevolmente. Un passo tecnico che per qualcuno è semplice come un respiro potrebbe essere uno scoglio che necessita anni di duro lavoro per qualcun’altro. Benvenuti nell’arte e nella sua soggettività!!
Hai gestito i tuoi ragazzi anche in momenti di tensione e di preparazione di una performance di altissimo livello. Come ti sei comportato in questi momenti?
Ritengo che per determinati tipi di esperienze i ragazzi abbiano bisogno, oltre che di un maestro, anche di un leader. Un leader è quella figura che scende in campo con il gruppo, è la sua guida ed il suo frontman. È colui che si prende il peso delle responsabilità, combatte insieme a loro e traccia un percorso da seguire e che tendenzialmente li porterà al raggiungimento di un obiettivo. Ecco, questo per dire che in “quei momenti” dove avevamo la consapevolezza di ballare davanti a milioni di Italiani o davanti ad artisti di fama internazionale, avere un maestro-leader che ha ballato con loro, ha fatto un enorme differenza. Nelle esperienze invece dove mi sono limitato a prepararli senza ballare con loro, vedi la finale di Ballando on The road 2023, dove un altro dei miei gruppi è stato selezionato nei primi 50 su 23 mila gruppi, le interminabili ore in sala e la costruzione di un clima sereno ed empatico, hanno creato risultati altrettanto strabilianti.
Senza scendere nei dettagli personali ti chiedo se in un gruppo che si allena insieme tu veda anche una utilità sociale o emotiva. Hai visto un miglioramento nell’approccio alla vita proprio grazie alla danza?
L’utilità sociale, emotiva ed aggregativa è il pilastro centrale della vita di gruppo. Ogni gruppo ha una sua identità, dinamiche interne e ruoli sociali che si formano naturalmente. Farne parte impone dei compromessi, capacità di adattamento e problem-solving. Inoltre, in un’età dove il “giovane medio” si trova spesso perso e senza stimoli, avere un appuntamento fisso ed un obiettivo di gruppo può veramente cambiare la percezione delle giornate. Come può far paura un esame scolastico, una situazione stressante, o un problema da risolvere, quando si ha alle spalle un bagaglio di esperienze che spesso molti adulti non hanno avuto la fortuna di vivere?
Negli sbandieratori c’è una tradizione di acrobati che uniscono la bandiera ai salti dell’atletica. Ti è mai venuto in mente di ballare con in mano una bandiera? Secondo me l’incontro di realtà così diverse potrebbe dar vita a qualcosa di unico.
Voglio raccontarti una cosa: uno dei motivi per cui mi sono ritagliato una fetta di professionismo nella scena italiana, è proprio perché questo paese pecca di ballerini ed insegnanti di Breaking che hanno avuto l’abilità di creare produzioni coreografiche contaminando il loro lavoro aggiungendo musiche, concetti ed elementi che non hanno nulla a che fare con la cultura Hip-Hop. Se mi è mai venuto in mente di ballare con in mano una bandiera? Non ANCORA. Nella vita come nell’arte, non si può mai dire ciò che sarà in futuro!
da “L’Alfiere” – n. II – 2024, pagg. 14-15
Lorenzo Diozzi