Scrivere di musei e di Giostra del Saracino, tra le colonne di questo numero dell’Alfiere, è per me motivo di vivissima eccitazione. Da una parte perché si tratta di due ambiti che sento far parte di interessi, anzi di fissazioni, mie e di una città intera, dall’altra parte perché si tratta di due realtà che mi mancano molto. Non ci vergogniamo a dirlo, il Saracino ci manca moltissimo!
Il vero nome del Museo della Giostra è “I colori della Giostra” e si tratta di un percorso espositivo che si trova all’interno del Palazzo Comunale di Arezzo e più precisamente nella Sala della Giostra del Saracino (lo avevo detto che siamo fissati con questo Saracino). Inaugurato nell’agosto del 2020, il percorso museale ha tutte le caratteristiche per essere un punto di partenza per i turisti, per la scoperta della città, ed un luogo nel quale gli aretini possano sempre respirare l’atmosfera giostresca. Il progetto ha preso vita grazie all’allora Vicesindaco Gamurrini, detto “Gamu” se siamo in costume da Sbandieratori, e all’Istituzione Giostra del Saracino che hanno dato una nuova veste e nuovi contenuti all’esposizione già presente in Comune dal 2016.
Racconto del Museo con un taglio personale, come uno sbandieratore che si è lasciato divertire da una bella esperienza. Ci sono andato, nel secondo giorno di apertura della mostra, con un appuntamento preso insieme a Sirus, detto Ussi se siamo in costume da Sbandieratori. La prima riflessione che emerge è che la posizione centralissima del museo lo rende la meta perfetta per chi passeggia in città e per chi scopre gli angoli più belli di Arezzo, perdendosi tra le strade della città alta. Le stanze del Comune, inoltre, donano un’aria storica a tutta la visita, valore aggiunto ai già pregevoli contenuti della mostra. La zona della biglietteria si presenta subito come un luogo degno di nota. È infatti ricolmo di bellissimi gadget e souvenir a tema Giostra, dalle matite a forma di lancia dei cavalieri, ai soldatini di piombo ispirati al Saracino. Ancora prima di entrare si torna tutti un po’ bambini giocherelloni. Raggiunto il luogo di inizio della mostra ci si ritrova immediatamente rapiti da un video illustrativo della Giostra del Saracino proiettato sull’intera parete. Osservandolo ho pensato come, per moltissime persone, quelle immagini siano il primissimo approccio ai colori e alla storia della manifestazione. Dopo il video, tra le stanze del Comune, si snoda una ricchissima esposizione di materiale relativo al Saracino. Ammetto che pur vestendo il costume e gli stivali numerose volte all’anno sono rimasto incantato dall’allestimento. Gli abiti e le armature che solo solito vedere indossate in Piazza Grande, risplendono con una luce inedita sotto i faretti e l’illuminazione della mostra. I vestiti e gli oggetti, alcuni anche molto datati nel tempo, acquisiscono l’importanza degna degli elementi protagonisti di un museo storico cittadino. La bellezza degli abiti è stata possibile anche grazie al lavoro di mantenimento e restauro operato da Laura Folli dell’Associazione “La Staffetta”.
Per quanto riguarda gli oggetti, merita di essere ricordata la testa del Buratto datata all’incirca del ‘600 che fissa il visitatore con lo spaventoso sguardo che solitamente è rivolto al cavaliere in corsa sulla lizza. In ogni settore della mostra ci sono numerosi pannelli interattivi che permettono di leggere approfondimenti, di osservare numerose fotografie e di ascoltare e riconoscere suoni e musiche della Giostra. Nella parte dedicata alla nostra Associazione il divertimento è anche stato anche quello di scoprire quale sbandieratore si fosse meritato la foto nel pannello multimediale del museo. Alla fine ho scoperto di non esserci io…Nella penultima parte della mostra si accede ad una stanza che permette di vivere alcuni momenti della Giostra attraverso un video proiettato su tre grandi pareti a 270 gradi. Le immagini riguardano l’edizione numero 139 della Giostra del Saracino di settembre 2019, realizzate e curate da Carraro Lab Innovation Design. Conosco bene la sfilata e conosco bene la sensazione dell’osservare da vicino il cavaliere lanciato verso il Buratto, ma ammetto di aver provato una grande emozione nello stare immerso al centro di quelle proiezioni. Nella parte finale del Museo non mancano le sorprese. La prima su tutte è la Lancia d’Oro realizzata appositamente per la mostra dall’intagliatore Francesco Conti, che dagli anni ‘70 si occupa della realizzazione delle Lance. Tale Lancia, vera e propria opera d’arte, sarà la Lancia d’Oro del Saracino del 2031, per celebrare il centenario dello svolgimento della Giostra, così come a noi nota. In questa ultima stanza c’è anche un gioco interattivo con il quale è possibile vestire i panni del cavaliere durante la carriera contro il Buratto. Infine, prima di uscire è presente un pannello interattivo che permette di osservare i risultati di tutte le giostre disputate negli anni. Quale amarezza trovare le date di giugno e settembre 2020 vuote da vincitori.
Una volta usciti, dopo aver finalmente comprato qualche souvenir in biglietteria, la sensazione è quella di aver visitato un bel museo. Una mostra solida e strutturata, come si è abituati a vedere nelle grandi città, in giro per il mondo. È bello saperla presente anche in città. Lasciato il palazzo del Comune e tornati in strada, in quell’agosto del 2020 io e Sirus ci siamo confessati di provare tristezza ripensando a quell’anno senza Giostre, senza quartieri, senza lanci in piazza e musiche che fanno applaudire interi spalti di pubblico. Nel tempo quella tristezza è mutata in una grande voglia di fare. Torneranno a volare le bandiere, a suonare gli strumenti ed a sfilare i cavalieri. Non sarà come non essersi mai fermati, sarà come aver perso dei momenti importanti e sapere di non volerne perdere più.
da “L’Alfiere” – n. I – 2021, pagg. 6-7