Maurizio, quinto mandato, 7 lance d’oro vinte. Cosa ti ha spinto a ricandidarti e quale emozione provi nell’essere stato riconfermato a suon di voti? E quali sono gli obiettivi del Quartiere per il prossimo triennio?
La spinta è dettata da un gruppo di consiglieri che si presentavano, cercando di convincermi a guidare il quartiere anche per il prossimo triennio. La vicinanza di tanti quartieristi, che mi hanno manifestato grandi apprezzamenti nella fase interlocutoria prima delle elezioni e la voglia di non lasciare a metà l’ambizioso progetto iniziato solo un anno fa con l’allenatore Formelli, sono state certamente le leve che alla fine mi hanno fatto prendere la decisione di ributtarmi nella mischia. L’obiettivo è sempre quello di migliorare anche dal punto di vista associativo. A tal proposito cito l’undicesima edizione di “Metti in piazza lo sport”, la ormai classica Pedalata, giunta alla trentesima edizione, con l’aggiunta di un pranzo all’interno del cortile della sede a base di salsicce, rigatino e buon vino. Come sempre cerchiamo di migliorare il programma dell’anno precedente, così come facciamo sempre, almeno dal 2006, anno in cui decidemmo, durante la settimana del quartierista di creare tre spazi, uno dedicato alla ristorazione, uno ai ragazzi e uno ai bambini, cercando così di essere attrattivi per tutti. In più ricordo lo sviluppo della sede e del museo.
Parliamo di Giostra: come vi state preparando per arrivare pronti agli appuntamenti di giugno e settembre? Vedi sempre una sfida prevalentemente a due oppure pensi che finalmente potremmo rivedere in giostra quattro quartieri tutti con le stesse possibilità di vittoria?
La preparazione di quest’anno è stata ancora più intensa rispetto a quella, già gravosa, dell’anno scorso, perché nell’ottica di fare una scelta interna trai nostri giostratori per poterli valutare ancora meglio, abbiamo pensato con allenatore e capitano che qualche allenamento in più e maggiore intensità ci avrebbero potuto fornire ulteriori indicazioni per la scelta. Relativamente al resto, il dato di fatto è che negli ultimi anni sembra, dai risultati ottenuti, che ci sia stata più una sfida a due che una sfida a quattro. In realtà, per esperienza, ti posso dire che quando meno te lo aspetti vince il quartiere apparentemente meno attrezzato. Alla lunga, secondo me, i più bravi prevalgono ma non è così scontato che i più bravi vincano sempre.
Dicevamo tante vittorie con la stessa coppia di giostratori, Vedovini e Cherici. Come avete scelto chi affiancare a un veterano come Enrico?
Relativamente alla soluzione interna non abbiamo mai avuto il minimo dubbio. Sia tradizionalmente, ma ancora di più con Formelli, ma anche prima con Checcacci, abbiamo sempre cercato di costruire il giostratore in “casa” perché secondo noi c’è sempre un vantaggio se il giostratore si affeziona, crescendo all’interno di un ambiente. Pensiamo che solo così si possono porre le premesse per creare i campioni del futuro, quelli che segnano la storia a suon di lance d’oro. La nostra scelta è ricaduta su due ragazzi molto validi e proprio per questo molto dolorosa perché è come se un genitore dovesse scegliere se dare un premio particolare al figlio A o al figlio B. Sia Tommaso che Francesco sono infatti due paggetti del quartiere, due ragazzi nati e cresciuti lì dentro. Seri tutti e due, simpatici, buoni di carattere. Arrivati ad un livello tecnico molto simile, è stato doloroso scegliere Tommaso, dovendo dire a Francesco che non avrebbe fatto parte della coppia titolare. Spero che l’ambiente dia il pieno sostegno e il giusto incitamento a Tommaso che si appresta a realizzare il sogno della vita e che Francesco continui a lavorare per raggiungere il suo sogno della vita, forse solo rimandato.
Una domanda infine su di noi: come vedi gli Sbandieratori di Arezzo e il loro ruolo all’interno della Giostra?
Ti risponderò in modo sincero. Quando andavo in Piazza da bambino con mia zia o con gli amici, spesso in tribuna, capitava di entrare dopo gli Sbandieratori in quanto interessati solo alla Giostra. Poi, una volta diventato rettore mi sono accorto di essermi perso negli anni tanti spettacoli perché quello che fate in piazza è qualcosa di una bellezza sconvolgente ed è una delle emozioni più belle, un qualcosa veramente da brividi. Ho capito, conoscendovi meglio, il valore sociale che portate avanti e il vostro ruolo nel far conoscere fuori da Arezzo la Giostra del Saracino. Il vostro valore si vede dalle vostre cene, da come vi presentate, da come vi comportate, da dove andate e dal numero di persone sempre disponibili a presenziare alle iniziative. Insomma siete davvero un punto di riferimento.
da “L’Alfiere” – n. II – 2018, pagg. 10-11