È un venerdì pomeriggio particolarmente assolato ad Arezzo e mentre sto risalendo Corso Italia incontro gli sguardi delle persone che, lasciata ogni tensione della settimana lavorativa, si preparano al weekend incontrando gli amici. Dai loro occhi – che con la mascherina indosso sono gli unici elementi del volto a rimanere scoperti – cerco di capire chi sono e cosa pensano, colta dalla curiosità di sapere che cosa li contraddistingue gli uni dagli altri. Mi immagino allora di rivolgergli a brucia pelo una di quelle domande spiazzanti del tipo: “Che cos’è per te il senso della vita? Della tua vita” e nell’istante in cui penso questo immagino anche che qualcuno possa prendermi per pazza, pur nella consapevolezza che un’opinione in merito ce l’ha di sicuro.
Per qualcuno l’aspirazione massima della vita è raggiungere una certa notorietà, essere cioè apprezzati e valutati dal maggior numero di persone possibili, ma spesso i mezzi con i quali intraprendono questo obbiettivo rendono l’impresa semplicemente fine a sé stessa, un breve show di poco valore. Del resto, sono tutti bravi a prendersi una piccola parentesi di gloria, ma poi cosa rimane? Io immagino che il gradino più alto sia quello che ci permette di raggiungere l’eternità. Ora mi trovo di fronte alla scultura di Guido Monaco, realizzata per l’omonima piazza da Salvino Salvini nel 1882 e, nel guardarlo dal basso in alto, mi dico che quell’uomo ha raggiunto l’eternità, se ancora dopo secoli se ne ricorda il nome. Egli, infatti, ha rivoluzionato la musica inventando le note ed il pentagramma, perciò, se oggi i millennials suonano melodie Indie, Pop, Rock e rappano è merito di Guido, ma non solo, vi immaginereste cosa sarebbe stata la musica senza i brani di Elvis Presley, dei Beatles o dei Queen? La sua vita, quindi, ha semplicemente avuto un senso che vibra d’infinito.
Mi soffermo sulla scultura ancora un po’ e penso che mi piacerebbe tanto starmene sul cornicione così come fa lui, con una bella targa sotto a memoria del mio operato, altro che post su instagram! Fare qualcosa di bello e di buono è la vera chiave di lettura. Certo, eguagliare il genio di personaggi illustri non è da tutti, ma ognuno di noi, nel proprio piccolo, può “diventare eterno”: fare qualcosa che renda le ore ben spese non soltanto per il nostro egocentrismo, ma per il bene di qualcuno, coltivare un talento che possa far felice gli altri oltreché noi stessi, lo possiamo fare tutti. In fondo, con la sua invenzione Guido Monaco mirava ad aiutare i monaci a mantenere l’intonazione e il ritmo nei canti gregoriani, non certo s’immaginava di cambiare completamente il futuro della musica! Se la vediamo in questa ottica quindi è vero, la nostra vita assume un senso grazie agli altri, alla risonanza che le nostre azioni avranno su di loro, a ciò che saremo in grado di trasmettere con il nostro stesso esempio e a quanto questo riuscirà a risuonare nel futuro.
Sono diversi minuti che mi trovo ferma con la testa all’insù e non curante di ciò che mi sta intorno lancio in alto un grande sorriso eloquente, strizzando gli occhi per mettere meglio a fuoco quel volto scolpito nel marmo, quando intanto penso: Caro Guido, chapeau!