Il 7 agosto di ogni anno la città di Arezzo è in festa. La Chiesa aretina, le Istituzioni, le Associazioni e tutti i cittadini festeggiano Donato, il Santo Patrono di Arezzo nel giorno della ricorrenza della Sua morte.
I festeggiamenti, che richiamano al capezzale del Santo l’intera comunità aretina, iniziano dalla sera del 6 agosto quando in moltissimi salgono nella parte alta della città, prima per assistere alle celebrazioni dell’offerta dei ceri al Santo patrono alla presenza di tutte le associazioni legate al mondo della Giostra del Saracino e, dopo, salendo al prato per vedere lo spettacolo pirotecnico che illumina la notte aretina organizzato in onore del Santo.
La città è legata alla figura di Donato da una lunga e consolidata tradizione, anche se le memorie e gli studi agiografici non consentono una ricostruzione certa, soprattutto per le date, della vita di Donato. Controversa nelle fonti storiche, infatti, è la città natale del Santo; alcuni testi parlano di Nicomedia (località dell’attuale Turchia), mentre altre individuano proprio in Arezzo la possibile città che ha dato i natali a Donato. Controverse sono anche le informazioni circa l’anno della morte del santo, che per alcuni sarebbe avvenuta sotto l’imperatore Giuliano, nel 362, mentre per altri sarebbe avvenuta nel 304, durante la persecuzione ai cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano. Non ci sono notizie certe e univoche nemmeno sul martirio di Donato, anche se nella cattedrale aretina è conservato il Cippo del martirio, un tronco di colonna romana dove secondo la tradizione popolare fu decapitato Donato.
Si hanno, invece, pochi dubbi sul fatto che Donato fu il secondo vescovo della chiesa aretina dopo Satiro e che il nascente culto verso di lui era strettamente legato al Colle del Pionta dove, il suo successore Gelasio, fece costruire un piccolo monumento nel luogo della sepoltura di Donato. In seguito, quando fu costruita l’attuale cattedrale di Arezzo, i resti del suo corpo vennero trasferiti nell’arca a lui dedicata, tutt’ora collocata dietro l’altare maggiore. La stessa Arca di San Donato racconta, attraverso le formelle che la adornano, la storia della vita di Donato che, in tempi in cui non tutti erano in grado di leggere, svolgevano la funzione tramandare la memoria del Santo tra il popolo. È tra queste formelle che si trova, con molte probabilità, la raffigurazione più antica del santo.
Anche la Pieve di Santa Maria di Arezzo è uno dei luoghi fondamentali per i devoti a San Donato. Nella cripta infatti, entro un prezioso busto reliquiario del 1346 realizzato in argento dorato, sbalzato, cesellato e arricchito con smalti e pietre preziose, è conservata la testa di San Donato, prima trafugata nel 1384 dal capitano di ventura francese Enguerrand de Coucy, che in quell’anno espugnò e depredò Arezzo, e poi restituita agli aretini da Sinibaldo Ordelaffi, Signore di Forlì.
La forte devozione a San Donato è dovuta soprattutto ai miracoli che gli vengono attribuiti: fra i tanti il più famoso e spesso ricordato nelle raffigurazioni storiche è quello del “calice rotto”, proprio quello che gli causò la condanna al martirio. Durante la celebrazione della messa alcuni pagani mandarono in frantumi il calice di vetro usato nella celebrazione. Donato raccolse, riunì i pezzi e nonostante la mancanza di un frammento riuscì a versare il vino servendolo ai fedeli, senza che ne cadesse dal fondo. Si dice che, per lo stupore, 79 pagani si convertirono al Cristianesimo. San Donato, inoltre, è ricordato e venerato come protettore degli epilettici, poiché gli è attribuita la guarigione miracolosa di un bambino affetto da questa malattia.
Il forte legame del territorio aretino al Suo Santo patrono ha portato alla “rinascita”, non molti anni fa, della “Compagnia di San Donato”, con lo scopo di onorare al meglio il Santo e diffonderne il culto.
La devozione a Donato ebbe una notevole diffusione in età altomedievale presso moltissime località, principalmente italiane. Se da molti anni visitare la Pieve di Santa Maria o la Cattedrale dei Santi Pietro e Donato, il giorno del 7 agosto, è un appuntamento immancabile per molti aretini che hanno la fortuna di pregare dinnanzi alle reliquie del proprio patrono, anche in molte altre località i fedeli si raccolgono e celebrano la memoria di questo Santo. Un gemellaggio che raggruppa territori distanti ma uniti nel nome di San Donato.