L’Associazione Sbandieratori di Arezzo ha presentato al pubblico in data 9 novembre 2024 il proprio ultimo libro “Bandiere al Vento”, un volume nel quale, tra tantissime fotografie e testi scritti direttamente dai protagonisti, viene narrata l’attività dell’Associazione e l’impegno per promuovere la città di Arezzo e l’arte dello sbandierare. Chi ha curato la redazione del libro e della raccolta di tutto il materiale fotografico a fine 2023 mi ha chiesto di occuparmi della “parte emozionale”, cogliendo, nelle varie attività del gruppo, alcune frasi, citazioni e parole ricche di significato. All’interno del libro ci sono numerose brevi frasi raccolte da me e ritengo che, affiancate alle giuste fotografie, si tratti di parole capaci di raccontare la passione, l’impegno, il divertimento e l’emozione dello sbandierare. Per varie ragioni di natura editoriale, sono tuttavia numerose anche le parole da me raccolte che non hanno trovato spazio all’interno del libro ma che riescono comunque a raccontare un pezzo dell’Associazione e che, a mio parere, meritano di trovare una pubblicazione tra le colonne della Rivista L’Alfiere con questa serie di articoli.
Un motivo di emozione riguarda il poter girare il mondo con gli Sbandieratori di Arezzo e i ricordi legati alle trasferte:
Sirus Casini: ho vinto il premio per il maggior numero di trasferte 2 volte: la prima con 42 uscite nel 2009 quando ancora non esisteva il premio e la seconda nel 2022 con 27. Per me è un premio paragonabile a quello di “capocannoniere del gruppo”, riuscirci da studente è stato bello ma farcela lavorando è qualcosa di incredibile. Come dico sempre ai ragazzi un po’ più svogliati: “fare le uscite con gli sbandieratori è un onore e non un sacrificio!”. Io amo viaggiare e quando lo fai con il gruppo è ancora più bello perché ti permette di vedere posti lontani, a volte anche di nicchia, nel loro periodo di miglior splendore; senza contare le esperienze all’interno di ambasciate, stadi, palazzetti e nelle piazze del mondo in cui è stata fatta la storia.
Riccardo Viganò: le trasferte sono sicuramente il momento più bello, quello dove ci si “vive” a pieno tra amici sbandieratori. Spesso però ci sono divisioni in gruppi (vecchi-giovani) questo per me andrebbe cambiato. In trasferta si parte insieme, si sta insieme e si torna insieme.
Giacomo Guelfi: Quando c’è il tempo e la passione posso dire che fare tante trasferte è una passeggiata, non l’ho mai vissuto con fatica o sacrificio, fosse un’esibizione per le scuole di Roma di lunedì pomeriggio o il tour dell’Armenia. Sicuramente incidono anche le forti amicizie coltivate all’interno del gruppo nel corso degli anni, tanto che ogni uscita diventa anche un modo per stare insieme e divertirsi. Vivere il gruppo significa viverlo a 360 gradi, dagli allenamenti, alla sede, alle uscite più o meno vicine. Sicuramente le esperienze che questo gruppo permette di fare sono uniche e irripetibili, non solo perché grazie al gruppo è possibile, come diceva sempre il “Nonno”, girare il Mondo, ma perché permette di coniugare l’esperienza del viaggio (penso alla trasferta a Madrid dove abbiamo visitato tutti i principali musei della città) a quella della festa alla quale si è invitati. Sicuramente nella vita posso andare a San Pietroburgo, ma non essere parte della parata che percorre tutta la Prospettiva Nevskij fino alla Piazza dei Palazzi se non con gli sbandieratori. Ma andare in trasferta non è solo una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità perché in quel momento rappresenti la Città, il gruppo Sbandieratori, e soprattutto devi mostrare il tuo valore, perché senza quello viene meno l’impegno che l’Associazione si è presa di fronte all’organizzazione ospitante. Il Gruppo, soprattutto in determinati momenti della vita, ha fatto da collante alle amicizie che nel corso del tempo si sono costruite, sia all’interno che fuori dall’Associazione. Io sono entrato con quelli che erano i miei “migliori amici” fuori dal Gruppo e il Gruppo stesso ci ha tenuti legati, uniti, nella condivisione della medesima passione. Ma il Gruppo mi ha messo nella condizione di fare nuove amicizie, che considero oggi indispensabili. Altra cosa, secondo me, significativa è lo scambio generazionale, che fino a qualche anno fa era forse visto più come un’imposizione dall’alto di abitudini (i vecchi) verso chi stava in bassa (i giovani) mentre oggi vedo questo scambio veramente dialettico. Ciascuno ha da imparare dall’altro in una società dove la stessa mentalità cambia molto, e le giovani generazioni hanno molto da offrire.
Altro tema importante per gli sbandieratori sono i giovani e le nuove leve. Ho chiesto un commento a chi è giovane adesso e un consiglio a chi giovane lo è già stato.
Gabriele Mori: siamo in un periodo nel quale membri più anziani e più giovani del gruppo collaborano per crescere insieme e devo dire che senza il loro aiuto sarebbe improponibile migliorarsi e progredire. Quindi mi sento in dovere di dire di non esitare a chiedere spiegazioni o addirittura sequenze intere di movimenti ad altri membri del gruppo che sicuramente si impegneranno nell’aiutarvi.
Giacomo Guelfi: essere sbandieratore, come tutto d’altronde, cambia a seconda delle varie stagioni della vita. Da studente tutto è più semplice, non ci sono ferie da prendere, soprattutto uno studente universitario se si organizza per bene è in grado di togliersi diverse soddisfazioni anche con trasferte di lungo periodo (penso ai miei 10 giorni ad Hong Kong o gli 8 in Oman). Stessa cosa quando si forma una famiglia, cambiano gli impegni, le priorità, però quando le condizioni lo permettono e la passione resta fortemente radicata i sacrifici si fanno più che volentieri.
Molti sbandieratori mi hanno anche parlato delle proprie emozioni, delle esperienze fatte con il gruppo e della sensazione del far parte di una Associazione:
Giacomo Guelfi: Nel corso degli anni ho visto cambiare gli Sbandieratori in meglio, sia sotto il profilo tecnico che relazionale. Tecnicamente abbiamo raggiunto risultati importanti, dove l’intero gruppo è stato messo nella condizione di fare scambi ad alta difficoltà, grazie sia all’elaborazione di nuovi saggi in Piazza che alle varie gare interne che si sono svolte nel corso degli anni che hanno sicuramente innalzato il livello complessivo. Per non parlare dei nostri musici, componente sempre più essenziale nella buona riuscita di una esibizione. Personalmente posso dire che ad oggi il “trio” è sicuramente incompleto senza i “Pirati”, fondamentale come l’arrivo della terza bandiera. Dal punto di vista relazionale ho visto un gruppo completamente nuovo rispetto al biennio 2008-2010 (vuoi anche per la crisi interna che ha portato dalla Direzione Livi a quella Giorgini): penso alla creazione della squadra di calcetto “Los Abanderados”, alle feste in sede, alla propiziatoria del gruppo, ai vari momenti conviviali che riusciamo a creare durante l’anno, al coinvolgimento dei soci in alcune trasferte fuori porta. Vivere il gruppo, è viverlo a 360 gradi. L’errore sarebbe quello di credere che c’è sempre qualcuno che fa trovare tutto pronto, dalla trasferta al momento della chiama, al costume pulito e stirato in magazzino, alla cena pronta in sede. Vivere il gruppo è condivisione anche di responsabilità, per questo credo che ognuno debba costruirsi il proprio spazio e aiutare il gruppo a migliorare, portando anche le proprie passioni e competenze.
Marco Mammoli: a giugno 2023, in occasione della Giostra del Saracino, ho indossato il costume per la 100^ volta, inutile dire che l’emozione di entrare in quella piazza è sempre la stessa, ti senti avvolto da un calore (e non per il caldo) che da poche altre parti si riesce a percepire. Un ricordo particolarmente emozionante che porterò sempre con me è quello della giostra di settembre 2023, in cui ho avuto l’onore e la responsabilità di guidare il saggio (dovuta all’assenza del responsabile tamburi agli allenamenti, causa lavoro). Difficilmente sono teso prima o durante un’esibizione, è una delle poche cose che faccio nella vita in cui mi sento sicuro, ma una volta arrivati a Borgunto, mentre ripassavamo il saggio con il direttore tecnico, mi era salita una discreta ansia. Fortunatamente è andato tutto bene, sono riuscito a mantenere il sangue freddo e, grazie soprattutto al gruppo tamburi, abbiamo portato a casa il saggio con ottimi risultati. Ci tengo a ringraziarli per questo, perché mi hanno dato fiducia incondizionata, facendomi sentire all’altezza del ruolo che stavo ricoprendo. È questo il bello di essere uno sbandieratore, perché credi di essere un gruppo, ma in realtà è come fossimo una persona sola.
da “L’Alfiere” – n. I – 2025, pagg. 8-9
Lorenzo Diozzi