Con questo articolo s’inaugura una rubrica importante della Rivista l’Alfiere dedicata alla descrizione dei costumi dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo. La missione è quella di dedicare un articolo ad ognuno dei nostri costumi, soffermandosi sulle città rappresentate, sui colori, sugli stemmi e sugli aneddoti. La compresenza di costumi differenti è un punto di eccellenza degli sbandieratori aretini e il risultato di un profondo studio, ricerca e attività di magazzino. Infatti, ognuno dei differenti costumi della Associazione rappresenta un diverso comune della Provincia di Arezzo e tale diversità si traduce in coloratissime esibizioni e nell’orgoglio di portare ad Arezzo e in tutto il mondo la tradizione di un vastissimo territorio. Per iniziare la rubrica il sottoscritto ha deciso di scrivere dei colori che più ha indossato nel tempo, provando a sintetizzare le emozioni che ha provato sulla propria pelle.
Il costume dedicato al comune di Talla è caratterizzato dalla grande riproduzione al centro del petto dello stemma della città casentinese. Tale stemma e gonfalone sono stati concessi nel 1977 con decreto del Presidente della Repubblica e così descritti “D’oro, al leone di rosso, posto su un monte all’italiana, di tre cime di verde, tenente con le branche uno scudetto ovale d’argento, caricato del giglio fiorentino di rosso; capo di rosso, alla croce d’argento. Ornamenti esteriori da Comune”. L’immagine, risalente alla fine del ‘800 si compone del leone rosso quale simbolo degli Ubertini che dominarono la località, del giglio fiorentino, quale richiamo alla Repubblica fiorentina e dai tre monti che simboleggiano Talla, la Penna, e l’Alpe di S. Trinità. La croce sabauda d’argento rappresenta, invece, un riferimento al momento storico di adozione dello stemma da parte del comune. La simbologia si impone molto nel costume che adotta il colore rosso per il leone, per il giglio e per lo sfondo del gonfalone e il colore grigio per l’argento dello scudo e della croce. Il costume è anche caratterizzato da una passamaneria dorata che percorre tutti gli incroci dei colori, impreziosendo la figura dello sbandieratore, al pari dei numerosi bottoni in metallo. Altra caratteristica importante del costume sono le pronunciate spalline, elemento che si ritrova in pochissimi altri costumi del gruppo e da alcuni amatissima. La calzamaglia si colora di rosso per una delle gambe e di grigio per l’altra, completando la logica del disegno del costume, mentre il cappuccio, frontalmente tagliato a linee tonde ripetute, non si allunga sul petto del costume, così lasciando campo al grande stemma centrale. La bandiera del costume si compone di quattro quadrati posizionati a scacchiera, due dei quali rossi con la croce bianca e due gialli, con quello superiore vicino all’asta con lo stemma del leone e quello inferiore con la fantasia a bande curve rosse. Per quanto riguarda la taglia, il costume di Talla ha una vestibilità ampia e viene assegnato agli sbandieratori più grandi per quanto riguarda l’altezza e l’ampiezza delle spalle.
Già a metà del 2010 si vociferava di un inedito costume dedicato a Talla e per la Giostra di settembre dello stesso anno, per i festeggiamenti del cinquantennale della Associazione Sbandieratori venne portato per la prima volta in sfilata e in Piazza. L’ideazione del costume, così come anche la prima vestizione, è di Giacomo Romanelli che con il territorio di Talla ha un profondo legame.
Il costume e la bandiera sono poi passati (non senza orgoglio e responsabilità) nelle mani di Lorenzo Diozzi in occasione della trasferta di Massafra in Puglia e poi è stato protagonista di alcune esibizioni storiche dell’Associazione, tra le quali si ricordano l’Oman, Mosca, Città del Vaticano, Montecarlo, la Polonia, Parigi, Sarajevo, Madrid ed innumerevoli altre. In occasione di alcune Giostre del Saracino il costume è stato anche vestito dal Presidente Giovanni Bonacci e molti altri sbandieratori hanno poi nel tempo vestito questi colori.
Passando alla città, il comune di Talla si trova in una posizione strategica del Casentino che domina tanto la propria vallata, quanto il Valdarno. Si raggiunge da Rassina, da Capolona o dal Passo della Crocina ed è caratterizzata dalla presenza di una verdissima e rigogliosa natura su tutti i versanti. Anticamente è stata legata prima agli Etruschi e poi ai Longobardi e nel suo territorio venne fondata nel 960 circa “Badia Santa Trinità in Alpe”, la prima abbazia della vallata, fondata per volere dell’Imperatore Ottone I di Sassonia. Nel punto più alto dell’abitato, raggiungibile anche con una breve passeggiata si trova la rupe chiamata Castellaccia, caratterizzata da un’incantevole chiesa con veduta di tutta la zona circostante e da quella che, a memoria di popolo e di tradizione, viene identificata come la casa natale di Guido Monaco. In onore all’inventore delle note musicali sul luogo si trova oggi un piccolo museo della musica e numerose statue dedicate alle note sono sparse nel bosco circostante.
La parte più vecchia del paese è, invece, caratterizzata dall’incrocio di numerose strade e piazze del centro come Piazza Licio Nencetti con la chiesa di San Niccolò edificata nel 1644, Piazza Guido Monaco, la piccola Piazzetta del Sale, Piazza Landi con il Palazzo del Fattore, piazzetta dei Palchi, Via Verdi con il Palazzo Comunale, una volta residenza della Famiglia Ducci. Il comune di Talla durante tutte le stagioni dell’anno viene animato da eventi, sagre e giostre ed è uno dei protagonisti della cultura nel Casentino.
Nel territorio di Talla è presente il borgo di Pontenano, in passato strategico castello del Pratomagno, luogo che si racconta essere stato scelto per la sua posizione da Annibale, durante le guerre puniche, per fermarsi ad osservare le mosse delle truppe romane. Ma per gli aretini Talla è anche famosa per la piscina che da più di cinquant’anni offre un luogo di silenzio e di frescura nel quale correre in estate per evadere dal caldo dei centri città.
da “L’Alfiere” – n. II – 2024, pagg. 12-13
Lorenzo Diozzi