Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, avvenute il 23 maggio e il 19 luglio 1992, nelle quali persero la vita i Magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della lotta alla mafia. Per questa ricorrenza abbiamo intervistato la coreferente regionale Toscana di Libera, l’ingegnere Veronica Loew Cadonna per farle raccontare la nascita e l’operato dell’associazione che da anni combatte a vario titolo le mafie presenti nel nostro paese.
Veronica partiamo subito con due domande: perché si parla ancora di mafia? Esiste la mafia in Toscana?
Rispondo ad entrambe le domande con un esempio. Nel 2006 a Terranuova Bracciolini sono stati ritrovati i cadaveri dei fratelli Angelo ed Ettore Talarico, 42 e 35 anni, uccisi con un colpo di pistola alla nuca. La notizia è tornata sui giornali qualche mese fa, a distanza di 16 anni, poiché sono state indagate 10 persone per il duplice omicidio e per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso: quindi sì, la mafia è tuttora attiva e sì, è presente sul nostro territorio.
Detto questo, i documenti della commissione parlamentare antimafia ci dicono che, a differenza di altre realtà, in Toscana non vi è un radicamento delle mafie, non esistono dei gruppi autoctoni o totalmente scollegati dalla matrice originale meridionale ma, bensì, sono presenti sottoforma di infiltrazioni ed ancora ben collegate al clan di origine. Quanto detto non è valido per regioni come Lombardia o Emilia-Romagna dove i clan mafiosi operano in completa autonomia all’interno del territorio. Purtroppo le mafie non sono state sconfitte infatti operano, prolificano e continuano a crescere pur con modalità diverse in molte regioni italiane.
Dobbiamo sentirci impauriti dalla presenza delle mafie sul territorio toscano?
No, non dobbiamo essere spaventati. Non si deve pensare alle mafie in Toscana con una visione stereotipata simile a quella riportata nei film; infatti, nel nostro territorio non assistiamo ai classici comportamenti mafiosi. Rimane comunque fondamentale non abbassare mai la guardia ed essere coscienti della loro presenza e delle loro attività. Come già detto la nostra regione non presenta ancora una matrice mafiosa autoctona, è anche vero però che ci sono più di 70 beni confiscati alla criminalità organizzata: tra questi vi è il più grande a livello nazionale. Si tratta della Tenuta di Suvignano a Monteroni d’Arbia (SI), sintomo quindi di un’evoluzione e crescita sul territorio.
Immagino che nel nostro territorio siano presenti alcune attività legate al riciclaggio di denaro, ce ne puoi parlare brevemente?
Il riciclaggio può interessare vari settori: non si tratta di un investimento legato ad un’attività univoca, la mafia investe un certo quantitativo di denaro “sporco” in attività legali, rendendolo “pulito”. Questo passaggio deve essere monitorato attentamente in quanto potrebbero rendersi possibili delle infiltrazioni ad alto livello all’interno di affari o appalti legati alle istituzioni. È necessario e fondamentale cercare di individuare e boicottare questo tipo di business illegale. Ovviamente non basta affidarsi a voci o dicerie, per evitare di accusare ingiustamente imprenditori che agiscono onestamente. È necessaria la certezza del reato, ottenibile solo con lo svolgimento di un processo giudiziario.
Cos’è Libera e quali sono le attività che svolge?
Libera è una rete di associazioni che nasce il 25 marzo del 1995 a seguito delle stragi mafiose del 1992 e 1993, in un momento in cui si è avuto un risveglio della coscienza civile sul tema delle mafie. L’idea era quella di costruire una rete tra diverse associazioni collaboranti tra loro, con il fine di combattere la criminalità organizzata nei diversi settori in cui operano: è per questo che di volta in volta vengono coinvolti differenti esperti del tema, ad esempio se si parla di reati ambientali è opportuno richiedere il supporto di associazioni come “Legambiente”. Se mi è possibile un piccolo inciso personale, mi auguro che l’attività di Libera termini prima che finiscano le mafie: ciò significherebbe che non ci sarà più bisogno di un’associazione specifica di riferimento, bensì ogni singola realtà sarà riuscita ad assimilare il concetto di antimafia sociale al suo interno risultando quindi autonoma nel contrastare la criminalità.
Cosa intendi per antimafia sociale?
Per me è cercare di offrire un aiuto ed un supporto a chi è più fragile, a chi non avrebbe altrimenti alternative di vita. Coloro che non hanno un lavoro e che vivono in territori a rischio, dove è alta la tentazione di inserirsi in un contesto mafioso, sono sicuramente soggetti potenzialmente adescabili dalle mafie. Libera crea concretamente un’alternativa nel territorio ed è molto attiva anche tramite l’informazione. Spesso svolgiamo attività all’interno delle scuole per spiegare tutte quelle tematiche che, a volte, sembrano lontane da noi e difficili da capire, come ad esempio il funzionamento e le dinamiche del sistema mafioso: il nostro obiettivo è quello di smascherare le attività illegali e di portarle alla luce, fornendo a più persone possibili gli strumenti per riconoscerle e contrastarle. Altra importante funzione di Libera è quella di entrare nelle aule dei tribunali costituendosi parte civile nei processi di stampo mafioso, esercitando un grande esempio di democrazia partecipata, per garantire la giusta procedura giuridica e, soprattutto, per dare un concreto supporto alle vittime. Le mafie sono forti quando le persone si sentono sole e senza alternative, per questo crediamo che sia importante che la nostra associazione sia al loro fianco durante questo percorso, per dimostrare vicinanza concreta ai familiari delle vittime innocenti delle mafie e a tutti quelli che subiscono ogni genere di sopruso o intimidazione.
Libera prevede anche un supporto diretto a coloro che vogliono dissociarsi dalla mafia?
Certamente, ad esempio sempre più donne appartenenti ad ambienti mafiosi si avvicinano a Libera chiedendo un supporto per allontanare i propri figli da quel contesto negativo e pericoloso, per potergli offrire un futuro migliore. Anche per contrastare la delinquenza comune, Libera affianca i minori sottoposti a procedimento penale durante il periodo di “messa alla prova” fornendo loro un’occasione alternativa alla vita criminale e accompagnandoli durante l’intero percorso: a volte si tratta di giovani che hanno commesso degli errori dovuti al contesto sociale in cui vivevano, perché in alcuni casi non conoscevano niente di diverso rispetto al mondo criminale nel quale sono cresciuti. Libera vuole dimostrare che tutti hanno diritto ad una seconda occasione, che l’alternativa c’è sempre e c’è chi ti supporta ed accompagna sulla strada della legalità.
Cosa significa per te Libera?
In modo molto sintetico, per me Libera è l’insieme di quelli che sono tutti i miei valori fondanti, si tratta infatti di un’azione a 360° di realtà e contesti diversi. Ciò che apprezzo di più è l’idea di fondo di Libera che invece di agire in prima persona, preferisce sostenere e instradare gli altri nel fare qualcosa di concreto, evitando quello che viene definito “volontariato di interesse”, volto solo a fare apparire in buona luce chi lo svolge. Non si tratta di una cessione di responsabilità ma bensì di un supporto concreto, mettendosi al servizio degli altri utilizzando anche le proprie competenze.
Ti è mai capitato di avere paura?
No, come ho già detto in precedenza le mafie non sono radicate profondamente all’interno del territorio toscano ma si tratta piuttosto di infiltrazione: a differenza di quanto avviene nel sud Italia, in cui le associazioni mafiose incutono particolare paura attraverso azioni criminali, nelle nostre zone tali associazioni assumono il ruolo di tipo imprenditoriale, per questo non c’è necessità di catturare l’attenzione su di sé. Purtroppo, in altre zone d’Italia, alcuni miei colleghi hanno ricevuto minacce e subito danni, però quando riusciamo a sentirci telefonicamente o attraverso i nostri incontri, li sento mossi da ideali molto forti e non mostrano assolutamente paura o timore. Come diceva Paolo Borsellino “chi ha paura muore ogni giorno, chi non la ha muore una volta sola”.
Tutti potrebbero partecipare alle attività di Libera?
Certo che sì! Come per tutte le attività sociali, si deve prima seguire un percorso di formazione sul tema, con particolare attenzione alla forma e ai contenuti, al fine di evitare di trasmettere un messaggio incorretto. Ovviamente tutti possono scegliere di aderire all’associazione, ci tengo comunque a sottolineare che, come per molte attività, si tratta di un tipo di impegno fisico ma soprattutto mentale.
In conclusione, che messaggio vuoi mandare ai lettori?
Saveria Antiochia diceva “Il vero cuore della lotta alla mafia è battere la stanchezza, la rassegnazione e la paura”. Per la lotta alle mafie non si deve essere né pigri né indifferenti, l’antimafia sociale si può fare in mille modi e ognuno deve trovare il modo che gli è più congeniale al fine di metterlo al servizio degli altri: l’obiettivo è quello di creare una società migliore che permetta di porre fine alla vita delle mafie.
da “L’Alfiere” – n. II – 2022, pagg. 14-15
Sirus Casini